In un mondo sempre più antropizzato, come è possibile coesistere con la fauna, ridurre i conflitti e preservare la biodiversità? Scienza in Rete scrive del primo convegno dedicato al tema che si è tenuto a Oxford.
Elefanti che distruggono preziosi raccolti, leopardi che si aggirano per le strade di Mumbai, tentacolare megalopoli affollata, leoni e lupi che predano il bestiame, attacchi di tigri, grizzly e squali, morsi velenosi di serpenti. Animali che minano la sicurezza delle persone e delle loro attività, spesso in luoghi nel mondo in cui la vita è già alquanto complicata dalle disuguaglianze economiche e da un clima incerto. Animali che causano problemi, certo, e che però sono a loro volta messi in grave pericolo di estinzione dalle azioni umane. Nell’Antropocene in cui vivono otto miliardi di esseri umani, è possibile trovare un modo per risolvere i conflitti con la fauna e raggiungere la coesistenza? Questa la domanda aperta che ha fatto da sfondo alla prima conferenza internazionale sui conflitti e la coesistenza tra animali selvatici e umani, tenutasi a Oxford dal 31 marzo al 1° aprile 2023. Il convegno è stato organizzato dal nuovissimo gruppo specialistico Human-wildlife conflict dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN). Pianificato inizialmente per la primavera del 2020 e posticipato a causa della pandemia, il congresso ha riunito più di cinquecento esperti provenienti da oltre settanta Paesi, con un programma ricchissimo fatto di workshop, dibattiti, sviluppati in oltre cinquanta sessioni di approfondimento parallele.
«Il team Human-wildlife conflict è nato nel 2015. Inizialmente era stato pensato come una piccola task force temporanea, ma poi si è trasformato in un gruppo specialistico permanente» dice la presidentessa Alexandra Zimmerman, ricercatrice del prestigioso WildCRU, centro di ricerca sulla conservazione della fauna dell’università di Oxford e a capo del Global Wildlife Program della Banca Mondiale. «Lo scopo è quello di lavorare per offrire competenze e conoscenze sul tema della risoluzione dei conflitti con la fauna con un approccio basato sul dialogo e lo scambio tra le differenti discipline coinvolte nella gestione del problema». A Oxford erano infatti presenti biologi della conservazione, sociologi, esperti di marketing, giornalisti, ricercatori universitari, tecnici e operatori provenienti sia dalle istituzioni che dalle organizzazioni non governative.
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(Foto di Hans-Jurgen Mager su Unsplash)
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