I bambini non sono toccati direttamente dalla pandemia di coronavirus (i casi accertati di sviluppo della malattia con sintomi gravi tra loro sono pochissimi), ma stanno subendo quanto e più degli adulti le conseguenze psicologiche di questa situazione. Molti non rivedranno più i propri nonni, senza nemmeno averli potuti salutare un’ultima volta. I genitori si trovano nel mezzo, a gestire il proprio dolore per la perdita, dovendo nel frattempo spiegare ai figli la situazione senza traumatizzarli. La pediatra Perri Klass ha scritto un articolo per il New York Times in cui spiega quali sono i consigli di alcuni psicologi e psichiatri per gestire la situazione nel migliore dei modi. Mai come ora, suggerisce l’articolo, abbiamo bisogno delle indicazioni di chi è specializzato nel fare fronte a situazioni di stress, perché siamo in una situazione che nessuno di noi è preparato ad affrontare.
L’importanza di comunicare
Un gruppo di lavoro dell’università di Oxford ha sottolineato l’importanza di una comunicazione onesta ed efficace con i bambini rispetto alla pandemia, senza omettere di parlare di morte, stress e sentimenti di tristezza. Non bisogna dunque né cercare di “proteggere” i bambini tenendoli al riparo da notizie dolorose, né rifugiarsi in un linguaggio troppo tecnico. È invece importante che il genitore riconosca la propria angoscia, senza però sommergere le emozioni del bambino o della bambina con le proprie ansie e paure.
La conversazione più difficile
Due componenti del gruppo di esperti, Louise Dalton ed Elizabeth Rapa, hanno scritto una guida (in inglese) che spiega passo-passo come muoversi ai genitori o qualunque adulto che debbano intraprendere la conversazione più difficile che possano mai avere con i loro figli piccoli. Lo scenario immaginato dalle autrici è quello di un genitore, a casa con uno o più bambini, che riceve una telefonata in cui gli viene detto che uno dei nonni o un altro membro della famiglia è morto (ma i loro consigli si adattano a molti altri tipi di situazioni). Essendo una situazione particolarmente difficile, per la quale difficilmente ci si è potuti separare, la prima indicazione è ovvia quanto fondamentale: prendersi un minuto per respirare, il più lentamente e profondamente possibile. Poi, per trovare la forza e le parole, il consiglio è di concentrare l’attenzione sul modo in cui si vorrebbe che i figli venissero a sapere che una persona a loro cara non c’è più. Il messaggio e le modalità cambiano molto a seconda dell’età del minore ma, avvertono le esperte, fin dai due anni i bambini intuiscono se è successo qualcosa di grave.
Rispondere alle domande
Per quanto specifiche, bisogna rispondere alle domande dei bambini, per esempio sulle cause della morte: “I medici non sono riusciti ad aiutarlo/a a respirare a sufficienza”. E poi assicurare al bambino che “Avremo tempo per parlarne, l’affronteremo assieme”. Alcune reazioni comuni comprendono la preoccupazione che anche i genitori possano morire. Le risposte varieranno a seconda dell’età del bambino. Se ha quattro anni, per esempio, si potrebbe dire “Mi lavo sempre le mani, sono in salute, sto facendo tutto il possibile per stare il meglio possibile”. Per bambini più grandi si può dare qualche dettaglio in più, ma senza garantire ciò che non si può garantire. Un altro consiglio è non usare figure retoriche che possono disorientare: dire “il nonno se n’è andato” può indurre il bambino a pensare che il passo successivo sia andarlo a cercare. In ogni caso, è importante tornare sull’argomento nei giorni successivi, per verificare come è stato recepito. «Non la vedo come un’unica conversazione», ha detto la psichiatra Elena Lister, «ma come il primo passo di un difficile dialogo.
Monitorare le reazioni
È importante assicurarsi che i bambini non si diano la colpa di ciò che succede. «I bambini stanno vivendo l’esperienza della perdita in molti modi», ha aggiunto Lister: «La scuola, gli amici, le loro routine, i programmi per l’estate e, soprattutto, il continuo parlare di malattie e morte». Il rischio che i bambini siano esposti a informazioni sbagliate o non comprendano pienamente ciò che vedono o sentono è alto. È quindi molto importante che i genitori affrontino direttamente gli argomenti, anche per dare ai figli l’impressione di essere degli adulti in grado di gestire momenti difficili. Infine, è importante monitorare i comportamenti dei bambini. Ansia, attaccamento, eccesso di reazioni emotive sono fenomeni prevedibili. Se però il bambino o la bambina si rifiuta di prendere parte ad attività che normalmente gli/le danno piacere e benessere, forse ha bisogno di un aiuto. Spesso il disagio si manifesta con disturbi del sonno o dell’alimentazione. Se questi cambiamenti sono persistenti, meglio chiedere il parere di un esperto.
(Foto di Caleb Woods su Unsplash)