Parlare di suicidio è questione molto delicata, e non sempre sui media lo si fa in maniera responsabile. Quando poi i protagonisti delle storie sono giovani, la cosa diventa ancora più delicata. Un articolo di Valigia Blu, con l’aiuto di una neuropsichiatra infantile, prova a mettere insieme delle linee guida utili per chi ne scrive, ma anche per il lettore.

Le modalità con cui viene riportata la notizia di un suicidio può indurre comportamenti di emulazione oppure di ricerca di aiuto, stigmatizzazione oppure compassione, condanna impudente e sbrigativa di cause esterne alla persona oppure analisi informata e rispettosa dei complessi fattori di salute mentale implicati nella maggior parte dei casi.

Il suicidio è un tema di salute pubblica.

Come specifica a Valigia Blu la Dott.ssa Tiziana Pisano, neuropsichiatra Infantile, Responsabile dell’Unità di Psichiatria dell’infanzia e adolescenza dell’Ospedale Pediatrico Meyer di Firenze, possiamo parlare di:

1) Mancato suicidio: caso in cui la persona mette in atto un gesto autolesivo con adeguata intenzionalità e mediante mezzi efficaci, ma sopravvive per circostanze impreviste.

2) Tentato suicidio: atto volontario e consapevole, premeditato oppure no, che ha come fine ultimo quello di provocarsi un’autolesione; inoltre si tratta di un gesto che è stato riconosciuto in tempo o dalla persona stessa o da terzi e che per questo ha determinato un intervento tempestivo in grado di salvargli la vita.

3) Ideazione suicidaria: le persone verbalizzano o manifestano l’idea di farsi del male senza però realizzare mai concretamente i loro piani e i loro progetti distruttivi.

4) Nell’ambito delle situazioni di emergenza, riveste una particolare importanza il suicidio dimostrativo, che ha le seguenti caratteristiche: i mezzi con cui si tenta di togliersi la vita non sono adatti a procurarla, ma solo a provocare un certo danno fisico; la persona chiede aiuto subito dopo aver messo in atto il gesto o ha la certezza di essere soccorso immediatamente; la persona ha come scopo quello di attirare attenzione, rivendicare qualcosa oppure “punire” qualcuno attraverso l’autodistruzione.

Una copertura mediatica responsabile contribuisce alla prevenzione del suicidio.

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(Foto di Csabi Elter su Unsplash)