La rivista scientifica Nature Medicine ha dedicato un numero speciale a ragionare sull’impatto a lungo termine del COVID-19 nel mondo: quali lezioni abbiamo imparato dagli errori fatti nella gestione di questa crisi, e cosa possiamo fare per prepararci alla prossima. A poco più di un anno dall’inizio della pandemia che ha colpito quasi 100 milioni di persone nel mondo, e ne ha uccise più di due milioni, è il caso di farsi queste domande.

Tra le considerazioni e i pareri raccolti nel costruire la pubblicazione sono emersi alcuni temi ricorrenti, ripresi dall’editoriale che introduce il numero. Da un lato, nella comunità scientifica si registra la sensazione che la ricerca abbia realizzato qualcosa di importante, dando una risposta globale alle sfide imposte dalla pandemia. In nessun altro momento della storia è stata generata, condivisa e utilizzata così tanta informazione in così poco tempo, per affrontare una minaccia contro l’umanità. Dall’altro lato, c’è la consapevolezza che nessuna ricerca o risultato scientifico possono compensare l’inefficacia nei ruoli di leadership all’interno dei governi e ai tavoli di coordinamento politico a livello internazionale. La crisi da COVID-19, scrivono gli autori, è innanzitutto un fallimento di governance (e, aggiungiamo noi, ciò che sta accadendo in Europa con la campagna di vaccinazione che va a rilento e con il recente scetticismo nei confronti del vaccino di AstraZeneca ne è un’ulteriore prova). Prepararsi alla prossima pandemia vuol dire innanzitutto affrontare questi problemi e arrivare a un’architettura di governo della sicurezza e della salute.

Uno dei problemi è superare la compiacenza verso le istituzioni nello sviluppo di una strategia di lungo termine che sia guidata da prove scientifiche e sensibilizzazione della popolazione, ha detto Margaret Chan dell’Organizzazione mondiale della sanità (istituzione che certo non ha brillato, va detto, nel prendere posizioni forti nei confronti del governo cinese in merito alla pandemia, soprattutto nella prima fase di diffusione del virus). La crisi in corso ha mostrato in tutta la sua drammaticità l’importanza di una copertura sanitaria universale per la popolazione. Diversi fattori di salute indipendenti dalla contrazione del virus (diabete, obesità, ipertensione) hanno contribuito in maniera determinante ad aumentare il costo in termini di vite umane dato dalla pandemia. Se tutti avessero accesso a cure adeguate (e gratuite) prima della sua deflagrazione, l’impatto di un virus come il SARS-CoV-2 sarebbe stato probabilmente più contenuto.

Un punto su cui si sono visti da subito grossi problemi è quello della possibilità di condurre test in maniera massiccia e rapida. Il monitoraggio del contagio è un aspetto chiave per elaborare strategie di contenimento adeguate e tempestive. In questo, soprattutto durante la “prima ondata”, chi era meglio attrezzato ha potuto isolare e arginare con più efficacia i focolai che si presentavano. Basti pensare a ciò che è riuscita a fare la Germania rispetto all’Italia nella prima fase.

Il fallimento della governance si è manifestato anche nella proliferazione di disinformazione e sfiducia nella scienza e nei professionisti della salute, e in una conseguente mancanza di osservanza delle misure di salute pubblica che, in un contesto pandemico, possono salvare vite umane. Il fenomeno della disinformazione si accompagna a una crescente resistenza di parti della popolazione a sottoporsi alla vaccinazione. Il fatto che le persone abbiano accesso a informazioni tempestive e affidabili è dunque centrale per il successo delle politiche di contenimento.

Questi, secondo Nature Medicine, gli aspetti principali su cui intervenire subito per prevenire la prossima pandemia. Può sembrare prematuro parlarne, ma non lo è, perché, come spiega l’editoriale: «Il vero impatto del COVID-19, sia in termini sanitari che economici, probabilmente supererà la durata della fase acuta della pandemia, aprendo una finestra di opportunità per un cambiamento duraturo mentre il virus è ancora nei pensieri delle persone. È una finestra temporale che non deve essere sprecata».

(Immagine di Joseph Mucira su Pixabay)

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