Quando si pensa al burnout, di solito lo si associa a condizioni mentali ed emotive. Ma il burnout può portare anche a sintomi fisici, e gli esperti dicono che è importante monitorare questi segnali e prendere provvedimenti nel caso dovessero manifestarsi.

Il burnout, si legge in un articolo del New York Times, non è una vera e propria malattia, ma una condizione di “stress cronico non mitigato”. L’Organizzazione mondiale della sanità lo descrive come un fenomeno lavorativo caratterizzato da esaurimento, cinismo e ridotta efficacia.

Ma lo stress può avere effetti logoranti sul corpo, soprattutto quando si protrae a lungo. Quando si è sotto stress, il corpo produce livelli più alti di ormoni come cortisolo, adrenalina, epinefrina e norepinefrina. Questi cambiamenti sono utili nel breve periodo, perché ci danno energia per superare situazioni difficili, ma col tempo ci danneggiano.

I nostri corpi «non sono stati progettati per i fattori di stress che affrontiamo oggi», ha detto una psicologa sociale presso l’Università della California.

I sintomi da monitorare

Un sintomo comune del burnout è l’insonnia. Quando ricercatori italiani hanno intervistato gli operatori sanitari con burnout che erano stati “in prima linea” durante il primo picco della pandemia, hanno scoperto che il 55 per cento dichiarava difficoltà ad addormentarsi, mentre quasi il 40 per cento soffriva di incubi.

Lo stress cronico interferisce con il sistema neurologico e ormonale che regola il sonno. Si tratta di un circolo vizioso, perché non dormire manda questo sistema ancora più in tilt.

L’esaurimento fisico è un altro segno comune, riportato da molti professionisti.

Anche cambiamenti nelle abitudini alimentari – mangiare più o meno del solito – possono essere un segno di burnout. Nello studio sugli operatori sanitari italiani, il 56 per cento ha riferito cambiamenti nelle abitudini alimentari. Gli ormoni dello stress possono influenzare l’appetito, facendo sentire le persone meno affamate del solito quando sono sotto stress, e più affamate quando lo stress diminuisce.

Anche mal di testa e mal di stomaco possono essere causati dal burnout. È importante notare che il burnout può svilupparsi insieme alla depressione o all’ansia, che a loro volta possono causare sintomi fisici. La depressione può causare dolori muscolari, mal di stomaco, problemi di sonno e cambiamenti di appetito. L’ansia è collegata a mal di testa, nausea e mancanza di respiro.

Cosa fare

Se si osservano sintomi fisici riconducibili al burnout, è opportuno consultare il proprio medico di base o uno specialista della salute mentale per determinarne la causa. La cosa da non fare è ignorare i sintomi e non dare loro importanza.

Se si tratta di burnout, la soluzione migliore è affrontare il problema alla radice. Il burnout è tipicamente associato al lavoro, ma può avere una varietà di cause: problemi finanziari, problemi di relazione e carichi da caregiving, tra le altre cose. Bisogna lavorare sulle cause profonde, anche con piccole azioni, per mitigare il problema.

La narrazione da contrastare è quella secondo cui il burnout può essere “aggiustato” con una maggiore cura di sé. Secondo diversi esperti questa impostazione peggiora solo il problema, perché pone la colpa e la responsabilità su chi soffre di burnout e implica che dovrebbe fare ancora di più per sentirsi meglio. Tuttavia, alcune scelte – come parlare con un terapeuta o incontrarsi con gli amici – possono rendere il burnout meno probabile.

Quando esso deriva da problemi legati al lavoro, può essere utile richiedere migliori condizioni. Gli psicologi suggeriscono di fare un brainstorming con i colleghi e presentare al datore di lavoro delle idee che potrebbero aiutare – come fornire aree tranquille per le pause e le telefonate personali, creare dei giorni “senza riunioni” in modo da avere più tempo per concentrarsi, o assicurare che ci sia sempre del caffè nella sala pausa. Anche prendersi regolarmente del tempo libero dal lavoro potrebbe aiutare.

In definitiva, se lo stress è generato dal lavoro, bisogna assicurarsi di avere una certa libertà e autonomia professionale. Questo potrebbe significare fare l’attività lavorativa più tediosa appena prima della pausa, in modo da concentrarsi su un traguardo piacevole. O potrebbe essere scambiare un incarico sgradito con un collega e, in cambio, prendere il suo compito più gravoso, che potrebbe non essere così difficile per voi.

Infine, anche se aggiungere altro nel piatto può spaventare, è importante trovare un po’ di tempo ogni giorno per fare qualcosa di piacevole. È stato osservato che i chirurghi che trovano il tempo per hobby e ricreazione, anche solo 15-20 minuti al giorno, hanno meno probabilità di sperimentare il burnout rispetto ai colleghi che non lo fanno.

(Foto di nomao saeki su Unsplash )

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