L’ultimo censimento Istat ha rivisto al rialzo il numero di persone senzatetto in Italia. L’ultima cifra disponibile era quella della rilevazione Istat del 2014, che aveva contato circa 50 mila persone. Oggi invece si parla di poco più di 96 mila, cioè quasi il doppio.

È bene precisare che si tratta sempre di stime. Nonostante esista un elenco di “vie fittizie” che permettono ai senza dimora di risultare comunque residenti nel Comune in cui vivono (e quindi accedere a una serie di diritti e servizi), molte persone non procedono alla registrazione, per impossibilità o perché non sanno di poterlo fare. Così diventa più difficile farli ricadere nel conteggio, e aumenta la probabilità che molte persone sfuggano alla mappatura.

Quella dei senza dimora è una situazione molto rischiosa, che chiama in causa le scelte politiche delle amministrazioni locali e delle istituzioni nazionali. Un report pubblicato di recente da Fio.PSD (Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora) parla di “strage silenziosa”. Nel 2022, infatti, hanno perso la vita 393 persone senzatetto, un dato in netto rialzo rispetto al 2021 (+55%) e al 2020 (+83%). Il report sancisce inoltre un aspetto su cui le associazioni insistono da anni, e cioè che sia fuorviante concentrarsi sul problema solo nei mesi più freddi, come spesso accade a livello mediatico: «Le morti avvenute in estate sono state 109 – scrive Fio.PSD –, mentre 101 in autunno, 86 in inverno e 97 in primavera». Non si tratta quindi di “emergenza freddo”, né di “emergenza” tout court, visto che non si può definire tale una situazione che si protrae lungo tutto l’anno.

Il freddo è solo una delle minacce che incombono sulle fragili vite dei senza tetto. «La principale causa di morte (46%) e? riconducibile a eventi esterni e traumatici: incidenti di trasporto (15%) e aggressioni o omicidi (9%), ma anche suicidi (8%), annegamento (6%), incendi (4%), cadute e altri eventi accidentali (4%)».

A livello internazionale, si stanno sperimentando ormai da tempo strategie efficaci per mitigare il problema, e c’è chi parla apertamente di risolverlo definitivamente. Si tratta della Finlandia, in cui i senzatetto sono in diminuzione da anni, e che recentemente si è data come obiettivo quello di eradicare il problema entro il 2027.

«Secondo le statistiche del Centro per il finanziamento e lo sviluppo dell’edilizia abitativa della Finlandia – si legge sull’Helsinki Times –, nel periodo 2008-2022 il numero di senzatetto che vivono da soli è diminuito del 54% e il numero di persone che vivono senza fissa dimora a lungo termine del 68%».

Un Rapporto commissionato dal governo finlandese suggerisce di proseguire con l’approccio dell’Housing First, che prevede di fornire un alloggio alle persone senza dimora come prima cosa, e non come approdo finale di un percorso riabilitativo. Questo ribaltamento aumenta sensibilmente le probabilità che la persona inizi un processo di cambiamento e reinserimento duraturo, al contrario dell’approccio tradizionale. Certo l’Housing First è costoso, ma non sempre ragionare in termini economici è il principio più corretto da seguire.

Un altro aspetto che sottolinea il rapporto è che l’Housing First richiede sforzi di collaborazione tra livelli nazionali e livelli locali, e quindi tra forze politiche diverse. Il grado dello scontro politico a cui ci hanno abituato questi ultimi anni non costituisce certo una premessa positiva in tal senso.

(Foto di Daniel van den Berg su Unsplash)

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