«Negli anni precedenti alla censura di massa in Russia, la comunità del giornalismo scientifico del Paese prosperava». Così esordisce un articolo pubblicato di recente da Alexandra Borissova Saleh, giornalista scientifica russa (che oggi vive in Italia), pubblicato sul sito dell’International Journalists’ Network. Nei paragrafi che seguono, la giornalista spiega come questo fermento non sia mai del tutto cessato, ma abbia dovuto trovare altre vie per esprimersi, fuori dai canali ufficiali.

Nel 2016, un gruppo di comunicatori scientifici fondò l’Associazione russa per la comunicazione scientifica (AKSON), di cui Borissova Saleh fu la prima presidente. Prima rete russa di questo tipo, AKSON ha riunito i comunicatori della scienza nel Paese per favorirne la crescita professionale, creare legami tra gli esperti di scienza e la società e per sostenere il giornalismo scientifico indipendente. Il tutto mentre il panorama mediatico generale andava disintegrandosi a colpi di censura.

Dopo il ritorno di Putin alla presidenza russa nel 2012, e soprattutto dopo l’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina lo scorso anno, racconta la giornalista, molti giornalisti scientifici russi hanno abbandonato del tutto la professione, e la stessa AKSON ha chiuso i battenti alla fine del 2022. Ma altri hanno trovato un nuovo sostegno nelle comunità di comunicatori scientifici all’estero, basandosi sul supporto fornito da AKSON durante i suoi sei anni di esistenza.

I media online hanno storicamente goduto di un alto numero di lettori e di una buona reputazione in Russia. Durante le elezioni parlamentari del dicembre 2011, ad esempio, 1 milione di visitatori unici al giorno visitavano il sito Gazeta.ru.

Tuttavia, tra la fine del 2013 e l’inizio del 2014, dopo il ritorno di Putin alla presidenza russa, i media online sono stati di fatto chiusi. Il governo ha sottoposto a censura diretta i principali organi di stampa, come Gazeta.ru e Lenta.ru, e quelli più piccoli, in particolare sostituendo i proprietari e i caporedattori con persone fedeli al Cremlino. Molti scrittori scientifici affermati hanno lasciato queste testate per lanciare iniziative proprie, mentre altri hanno abbandonato del tutto il giornalismo.

La comunità del giornalismo scientifico si è indebolita, racconta Borissova Saleh, e i lettori di notizie scientifiche sono diminuiti.

Nei suoi anni di vita, AKSON ha sostenuto la comunità dei divulgatori della scienza con il Forum russo sulla comunicazione scientifica, un’iniziativa che si è svolta ogni anno a partire dal 2017. AKSON ha anche istituito premi professionali per promuovere la copertura scientifica, che sono serviti come punti di partenza per la selezione del premio “Giornalista scientifico europeo dell’anno”, offrendo ai giornalisti scientifici russi un palcoscenico internazionale. Maria Pazi, dell’ormai scomparsa rivista Russian Reporter, ha poi vinto il premio europeo nel 2020, diventando la prima vincitrice russa in assoluto.

Tra il 2018 e il 2021, AKSON ha assegnato borse di studio a giornalisti scientifici, per sostenere la copertura della metrologia, delle nuove tecnologie agricole e per evidenziare le problematiche dell’area naturale del Baikal. L’associazione ha inoltre tenuto workshop formativi per studenti e giovani giornalisti.

Le cose sono cambiate nel febbraio 2022, con l’invasione russa dell’Ucraina, che ha portato alla cessazione delle attività di AKSON alla fine dello stesso anno.

«Quello che pensavamo fosse l’inizio di una nuova era del giornalismo scientifico in Russia – spiega Borissova Saleh – si è rivelato la fine a causa della repressione di massa dei media e del giornalismo indipendenti».

Il lavoro di AKSON tuttavia non è stato vano. Oggi gli ex membri ancora presenti in Russia costituiscono una rete informale che si sostiene a vicenda e che sostiene il giornalismo scientifico. Altri hanno lasciato il paese e sono entrati a far parte dei consigli di amministrazione di organizzazioni internazionali come la European Federation for Science Journalism e la Public Communication of Science and Technology Network.

«AKSON ha dato impulso allo sviluppo della comunicazione scientifica in Russia. Ci ha dato una forte identità che ha aiutato tutti noi – giornalisti e comunicatori – a non arrenderci in un ambiente politico e sociale ostile», ha dichiarato Egor Zadereev, uno degli scienziati più importanti della Russia.

AKSON ha contribuito a promuovere un giornalismo scientifico più vitale in Russia. Nonostante la chiusura, il suo impatto rimane un’eredità cruciale e duratura.

(Foto di Nikita Palenov su Unsplash)

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