A un certo punto, questa pandemia finirà, su questo non ci sono dubbi. Ciò che tutti ci chiediamo è quando e come. Mentre aspettiamo risposte, è interessante rivolgere uno sguardo al passato per capire com’è andata con le pandemie precedenti. Secondo gli storici, ha scritto la giornalista scientifica Gina Kolata sul New York Times, le pandemie hanno due tipi di finali: quello medico, che si ha quando i casi e le morti si riducono fino a sparire, e quello sociale, quando cessa la paura della pandemia. Le due cose sono ben diverse perché, nel secondo caso, la malattia non è sconfitta ma, dato che le persone non ne possono più delle restrizioni e delle precauzioni imposte per lungo tempo, finiscono per riprendere la propria vita ignorando il problema. A pensarci bene, forse in Europa un fenomeno simile si è avuto tra la prima e la seconda ondata di coronavirus. Il rapido calo dei casi, dovuto ai lockdown imposti più o meno in tutti i paesi, ha condotto a una stagione estiva in cui si respirava una grande voglia di lasciarsi la pandemia alle spalle. Questo, accompagnato a un’eccessiva fretta nel procedere con le riaperture, ha probabilmente posto le basi per la seconda ondata, che ci ha ricordato che il virus è tutt’altro che sparito o “indebolito”.

La peste

Tornando al passato, secondo gli storici la peste ha avuto tre grandi ondate: la Peste di Giustiniano, nel sesto secolo, quella medievale del quattordicesimo secolo e un’altra che colpì tra la fine del diciottesimo e l’inizio del ventesimo secolo. Quella medievale si fa risalire alla Cina e al 1331. Scoppiata durante una guerra civile, uccise metà della popolazione cinese, mentre si spostava coinvolgendo l’Europa, il Nord Africa e il Medio Oriente. Tra il 1347 e il 1351 si stima abbia ucciso almeno un terzo della popolazione europea. Ancora non è chiaro in che modo sia finita quella pandemia di peste. Secondo alcuni storici l’inverno freddo di quell’anno uccise le pulci che fungevano da vettori, ma c’è chi osserva che questo non avrebbe fermato il contagio tra esseri umani. Potrebbe essere stata una mutazione nei topi (la peste colpisce l’uomo attraverso una pulce, che a sua volta contrae il batterio Yersinia pestis dai topi). Un’altra ipotesi è che il batterio si sia evoluto diventando meno letale, o ancora che le azioni intraprese dagli uomini, come il distanziamento fisico e l’incendio dei villaggi colpiti, abbiano aiutato a domare l’epidemia. In realtà, la peste non se n’è mai andata completamente. Tuttora, in certe zone rurali degli Stati Uniti, il batterio riesce a raggiungere l’uomo attraverso i cani. Si tratta di casi molto rari, che normalmente vengono curati senza problemi, ma è segno che il batterio è ancora presente in natura.

Il vaiolo

Diverso è il caso del vaiolo, un virus che circolava tra gli esseri umani almeno dal secondo secolo avanti Cristo, e che è stato il primo a essere completamente eradicato nel 1979, grazie a una campagna di vaccinazione di massa durata quasi vent’anni. Il vaiolo è però un caso piuttosto eccezionale, visto che il vaccino dà una protezione che dura tutta la vita e il virus non si trasmette attraverso gli animali, quindi eliminarlo negli esseri umani ha voluto dire eliminarlo del tutto. Inoltre i suoi sintomi erano così inusuali che la diagnosi delle infezioni era immediata e permetteva efficaci misure di quarantena e tracciamento dei contatti (concetti con i quali abbiamo ormai una certa dimestichezza, ma che come si può vedere non sono nuovi).

L’influenza spagnola

La pandemia di cui si è parlato più spesso ultimamente è l’influenza scoppiata nel 1918 e terminata due anni dopo. Com’è noto, in un paio d’anni uccise tra i 50 e i 100 milioni di persone (su una popolazione che allora era di soli 2 miliardi di persone). La sua fine medica consistette in una mutazione che la rese meno letale, fino a farla diventare una variante della comune influenza stagionale. Ma ebbe anche una fine sociale, visto che la sua comparsa coincise con la fine della prima Guerra mondiale. Le persone non vedevano l’ora di lasciarsi alle spalle il conflitto e le sue conseguenze, e infatti quella pandemia fu presto dimenticata (quanti di voi si ricordano di averne parlato a scuola?). Altre epidemie di influenza hanno avuto esiti simili, ma senza più arrivare ai livelli delle precedenti, seppure facendo in alcuni casi milioni di vittime. Per quanto riguarda il coronavirus, cerchiamo di concentrarci sulla sua fine medica, e di diffidare di chi si affretta a decretarne conclusione sociale.

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