Per la manciata di luoghi nel mondo che sono riusciti a bloccare la trasmissione del COVID-19 con la strategia “zero-Covid”, la mancanza di fiducia nel vaccino è diventata un effetto collaterale involontario del loro successo. La strategia “zero-Covid” consiste nell’impedire al virus di circolare imponendo lockdown ancora più rigidi e lunghi di quanto sperimentato in Europa nel 2020. Tra gli effetti indesiderati di questa strategia, che per forza di cose limita i contagi e quindi gli effetti della malattia, sembrerebbe esserci la diminuzione del rischio percepito tra la popolazione rispetto al virus, e quindi una scarsa propensione a vaccinarsi. Così, quando i lockdown vengono rimossi e le persone tornano a muoversi, il rischio che i contagi salgano rapidamente diventa molto alto, soprattutto con omicron in giro.

Questo è particolarmente evidente a Hong Kong, si legge in un articolo su Nature. La politica “zero COVID-19 dinamica” del governo è stata messa alla prova quando i casi confermati giornalieri sono saliti a 56.000 e i decessi hanno raggiunto 246 a inizio marzo.

Una situazione molto diversa rispetto a un anno fa, quando i casi confermati di COVID-19 erano in media 17 al giorno e non avevano superato i 60 al giorno per il resto dell’anno. Nel febbraio 2021, Hong Kong ha iniziato a distribuire i vaccini alla popolazione. Ma l’adozione è stata lenta: al 1° gennaio di quest’anno solo il 62 per cento della popolazione era completamente vaccinata e al 7 febbraio solo il 33 per cento delle persone oltre gli 80 anni aveva ricevuto una dose. In uno studio del giugno 2021 più della metà delle 2.753 persone intervistate erano esitanti o restie a ricevere il vaccino.

«Una ragione importante per spiegare l’esitazione a vaccinarsi è l’assenza di beneficio percepito, quando non c’è alcun rischio percepito», ha spiegato Chunhuei Chi, direttore del Center for Global Health alla Oregon State University.

Anche altri paesi che usano strategie simili per contenere il COVID-19 – tra cui Taiwan, Macao, la Cina continentale, Tonga e l’Australia occidentale – hanno rilevato una mancanza di fiducia nel vaccino.

A Taiwan i tassi di vaccinazione per le persone oltre i 75 anni sono più bassi di qualsiasi altro gruppo di età. Al 7 febbraio solo il 69 per cento delle persone oltre i 75 anni aveva ricevuto due dosi di vaccino, rispetto all’88 per cento delle persone tra i 18 e i 29 anni.

Alcuni ricercatori sono ottimisti sul fatto che a Taiwan non si vedranno così tanti casi di COVID-19 come a Hong Kong. Attualmente sono circa due i casi di COVID-19 confermati al giorno, ma questi numeri potrebbero aumentare quando le restrizioni in ingresso per i viaggi d’affari saranno allentate questo mese.

Alcune regioni con pochi casi rilevati di COVID-19 sono però state in grado di superare la mancanza di fiducia nel vaccino e di prevenire grandi aumenti nella circolazione del virus.

Una di queste è Tonga, che ha tenuto a bada il virus fino a quest’anno. Il paese ha iniziato a distribuire i vaccini nell’aprile 2021, incontrando un certo grado di diffidenza.

Per contrastare il problema, il Ministero della Salute tongano, con il supporto dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) e dell’Unicef, ha visitato ogni villaggio – compresi quelli sulle isole più remote – per parlare alle persone dei vaccini e rispondere alle domande. Secondo il funzionario Oms responsabile per l’area è stato poi il primo caso di COVID-19 confermato nel paese a ottobre 2021 a motivare più persone a vaccinarsi, così come i primi casi di trasmissione nella comunità a febbraio 2022.

«La presenza del virus in una comunità funziona come attività di “public relations” per il vaccino», ha detto un ricercatore che si occupa di sfiducia nei vaccini. Al 19 febbraio, il 90 per cento della popolazione tongana sopra i 12 anni era completamente vaccinata e il 100 per cento delle persone sopra gli 80 anni avevano ricevuto almeno una dose.

Ma anche con alti tassi di vaccinazione, i casi di COVID-19 sono comunque aumentati, con più di 700 segnalati dal 3 gennaio. L’arcipelago si sta anche riprendendo dalla gigantesca eruzione vulcanica del 15 gennaio, che ha rilasciato grandi quantità di cenere e provocato uno tsunami che ha causato una devastazione diffusa, proprio mentre il paese stava cercando di controllare l’epidemia.

(Foto di Jan Walter Luigi su Unsplash)

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