Poco più di due anni fa, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) dava il via a una campagna per l’eliminazione, entro il 2023, dei grassi idrogenati trans dall’alimentazione mondiale. Sul perché sono dannosi abbiamo scritto un articolo, e vi rimandiamo a quello. La spiegazione breve è che costano poco e si conservano più a lungo, quindi molti produttori nel corso degli ultimi decenni hanno iniziato a usarli per i prodotti più diversi: margarina, snack vari, cibo affumicato e fritture. Si è però scoperto che anche piccole quantità di grassi idrogenati trans nella dieta possono causare grossi danni alla salute, e per questo l’Oms raccomanda che la loro assunzione si limiti all’1 per cento dell’apporto calorico quotidiano. Cioè, in una dieta di 2 mila calorie, meno di 2,2 grammi. Così pochi che si può parlare di eliminazione totale. Anche perché nel frattempo si è scoperto che ci sono alternative non dannose per la salute, altrettanto economiche e senza effetti negativi sul gusto del cibo.

A che punto è la campagna

L’Organizzazione riporta in un documento appena pubblicato che finora 58 Paesi hanno introdotto leggi che proteggono i cittadini contro i grassi idrogenati trans, per un totale di 3,2 miliardi di persone interessate entro la fine del 2021 (alcune misure sono state approvate ma non sono ancora entrate in vigore). Oltre 100 Paesi devono però ancora intraprendere azioni in tal senso. Il consumo di grassi idrogenati trans è responsabile, secondo l’Oms, di circa 500 mila morti all’anno a causa delle implicazioni cardiovascolari che essi portano. Le vittime si concentrano per i due terzi in 15 Paesi. Di questi, 4 (Canada, Lettonia, Slovenia, Stati Uniti) hanno nel frattempo messo in pratica le linee guida dell’Oms fin dal 2017, limitando l’uso di grassi idrogenati trans al 2 per cento in ogni tipo di cibo messo in commercio, oppure vietando del tutto gli oli parzialmente idrogenati. Restano però altri 11 Paesi ancora del tutto sprovvisti di qualunque misura di contrasto (Azerbaigian, Bangladesh, Ecuador, Egitto, India, Iran, Messico, Nepal, Pakistan, Corea del Sud).

Sta funzionando?

Il report sottolinea due tendenze incoraggianti. Innanzitutto, quando i Paesi adottano delle misure, solitamente si tratta di politiche di best-practice in linea con le indicazioni dell’Oms, piuttosto che di misure più permissive. Inoltre, si stanno moltiplicando regolamenti sovranazionali che stabiliscono standard da adottare da parte di più Paesi. Una strategia promettente per aumentare la probabilità che si arrivi all’eliminazione del problema entro il 2023. Per quanto riguarda l’Unione europea, nel 2019 è stato emanato un regolamento che impostava dei limiti all’utilizzo dei grassi idrogenati trans. Inoltre i 35 Stati che compongono la Pan American Health Organization hanno sottoscritto un piano regionale che mira a eliminare la produzione di grassi idrogenati trans entro il 2025. Queste due misure da sole agiscono su oltre 50 Paesi. Tra i problemi ancora da risolvere c’è la disparità economica nell’adozione di queste politiche: la maggior parte delle iniziative, comprese quelle degli ultimi due anni, hanno riguardato Paesi ad alto reddito. 40 Paesi a reddito alto o medio-alto hanno adottato una qualche misura in tal senso, mentre nessuno Stato a reddito basso o medio-basso ha fatto altrettanto.

(Foto di Joyce Panda su Unsplash)