Circa due anni fa pubblicavamo su ZeroNegativo l’appello #salvaiciclisti, un’azione spontanea di associazioni e persone sensibili alla questione della mobilità cittadina. Negli otto punti del manifesto si chiedeva più impegno da parte delle amministrazioni e della politica in generale per la sicurezza dei ciclisti e per la costruzione di una cultura dello spostamento “sostenibile” e sicuro. Oggi quel comitato è cresciuto (sta valutando anche l’ipotesi di darsi uno statuto e diventare associazione) e sabato 8 febbraio occuperà piazza Maggiore a Bologna per dare vita a una giornata di attività e giochi volti a tenere alta l’attenzione sul tema e a riproporre alla cittadinanza e al Comune le richieste e le proposte di cui si fa portavoce. La kermesse si chiamerà “Bici senza frontiere” e conterrà attività quali flash mob, giochi a squadre, gare di abilità sulle due ruote e il premio “Cycle horror show”, che avrà lo scopo di eleggere, con documentazione fotografica alla mano, la peggiore pista ciclabile d’Italia. Il tutto accadrà tra le 12 e le 16, mentre negli stessi orari nel cortile di palazzo D’Accursio saranno ospitate attività dedicate ai bambini: favole a tema ciclistico, laboratori di disegno e piccole lezioni sul funzionamento e la riparazione della bicicletta. Eventi collaterali si svolgeranno dalle 18 al b.u.c.o. di via Zago 11, con proiezione del film “Melanzane, estate andalusa”, aperitivo e poi festa fino a tardi.
Non solo divertimento per questi “stati generali della bicicletta”, infatti domenica 9 febbraio sarà il giorno dell’assemblea nazionale del movimento #salvaiciclisti. «Le città devono ridiventare fruibili per le persone che le abitano, le strade devono ritornare luogo di aggregazione e di comunità, con meno auto e più spazi per la socialità: città vivibili, sicure e felici», si legge sul sito degli organizzatori. Gli attivisti stanno portando avanti un nuovo manifesto denominato C’mon, che si propone alcuni obiettivi di lungo periodo, ossia: «Una ripartizione 20-20-20 della mobilità urbana entro il 2020 (dove il 20 per cento degli spostamenti venga effettuato con il trasporto pubblico, il 20 per cento a piedi, il 20 per cento in bicicletta); target “zero incidenti” con un dimezzamento immediato di morti e feriti tra pedoni e ciclisti; moderazione diffusa della velocità e del traffico; diffusione dell’uso della bicicletta come mezzo di spostamento quotidiano salutare, economico ed a basso impatto; riqualificazione degli spazi urbani per farli tornare belli, vivibili, accessibili, privi di ostacoli e barriere».
E poi una serie di proposte concrete da applicare su scala nazionale, sulla scorta delle esperienze di successo di altri Paesi, tra cui: «Introdurre incentivi economici e/o sgravi fiscali per chi rinuncia o ha già rinunciato formalmente all’utilizzo dell’automobile privata; promuovere una maggiore efficienza nella gestione delle risorse pubbliche, ove possibile privilegiando l’installazione di tramvie: sistemi ad alta capacità di carico, basso inquinamento ed elevata sicurezza per l’utenza anziana e/o con mobilità ridotta; trasformare i costi del trasporto pubblico in un investimento produttivo, che crei lavoro, ricchezza ed aumenti l’efficienza del sistema Paese». Due anni fa, l’iniziativa di #salvaiciclisti incontrò la simpatia dell’allora presidente del Consiglio Mario Monti, che si definì «appassionato di ciclismo e cicloamatore». La breve durata del suo mandato non ebbe un impatto considerevole sul problema, attendiamo tempi migliori per arrivare un giorno a vivere in città più sicure e con meno pedoni e ciclisti costretti a impegnarsi in costanti slalom in mezzo al traffico pesante.