Presseurop è morto, viva Presseurop, o meglio, VoxEurop. Il 3 dicembre 2013 pubblicavamo un post in cui davamo notizia della scomparsa dal panorama dell’informazione online di un importante punto di riferimento per chi cerca di capire il quadro europeo. Si trattava di Presseurop, sito d’informazione che si era occupato fino ad allora di tradurre in diverse lingue (tra cui l’italiano) gli articoli più importanti delle maggiori testate europee. Il progetto era stato avviato dalla Commissione europea attraverso un bando, che scadeva appunto alla fine dello scorso anno e che, dopo essere stato pubblicato, è stato poi improvvisamente ritirato. Fine dei finanziamenti per il gruppo di giornalisti e traduttori che fino a quel momento aveva popolato di contenuti il sito, e quindi pochi giorni dopo fine anche dell’aggiornamento del sito internet.

La redazione aveva promesso di cercare tutte le strade possibili per riorganizzarsi e tornare online attraverso altre fonti di finanziamento. Ne è nata una petizione online che con l’hashtag #savePE ha raggiunto quasi 19mila adesioni. Un supporto da parte dei lettori che ha certamente dato energia a chi voleva tenere in vita il progetto, che infatti pochi giorni fa è tornato a proporre contenuti, tenendo fede alla promessa fatta pochi mesi fa, quando Eric Maurice, direttore di Presseurop, titolava il proprio editoriale semplicemente “Arrivederci”. Altrettanto semplicemente, la redazione ha pubblicato il 20 maggio un articolo intitolato “Rieccoci”, dove si spiegano tra l’altro le intenzioni della nuova creatura e quindi la linea editoriale: «VoxEurop riprende quindi il principio di Presseurop, con un nuovo nome, più coerente con l’ambizione che ci siamo dati: creare un vero mezzo d’informazione europeo, che si faccia eco delle diverse voci dell’Europa. Quella della stampa, certo, ma anche quella dei social network e dei cittadini. E naturalmente, sempre in dieci lingue — e chissà, in futuro magari anche di più. Vogliamo infatti contribuire ancora di più all’apparizione di un’opinione pubblica europea, elemento indispensabile per una vera discussione democratica su scala continentale».

Al momento, a dare spinta al progetto c’è la buona volontà di chi ne ha fatto parte finora, ma non sarà certo semplice offrire al pubblico un servizio all’altezza di quello che veniva realizzato fino all’anno scorso, quando si poteva contare su un contributo di 3,9 milioni di euro all’anno. C’è bisogno di soldi, e ancora non è chiara la formula che sceglierà l’associazione non profit che ha preso in mano il timone della testata per fare fronte alle tante spese che una piattaforma del genere richiederà. Intanto, facciamo un grande in bocca al lupo alla redazione per aver accettato questa sfida, che rimette nelle mani dei lettori quello che allora avevamo chiamato uno “strumento per capire l’Europa”. A guardare come sono andate le elezioni delle ultime settimane, ce n’è bisogno.