Per molti italiani si avvicina il momento delle vacanze, e quindi di viaggi verso mete più o meno vicine. La scelta del mezzo di trasporto può avere conseguenze molto diverse sull’ambiente, e nonostante la percezione che l’aereo sia sempre la soluzione più rapida, talvolta le cose stanno diversamente.

La vergogna di volare

In seguito all’aumento di sensibilità verso l’emergenza climatica, che si registra da qualche tempo, in alcuni paesi europei il traffico negli aeroporti è in diminuzione. È il caso della Svezia, paese di origine di uno dei simboli del movimento ambientalista, Greta Thunberg. Da quelle parti sono perfino nate delle parole che descrivono il nuovo atteggiamento delle persone verso il problema: «La maggiore sensibilità sta portando a quella che in Svezia viene definita “flygskam”, letteralmente “vergogna per volare”. E negli ultimi mesi sono emersi altri termini come “tagskryt”, “vantarsi di andare in treno”, e “smygflyga”, “volare in segreto”».

I costi ambientali dell’aereo

Secondo un rapporto del Climate Action Network, citato dal sito internet Valori, «il trasporto aereo è responsabile del 2-3 per cento delle emissioni globali di CO2. Se può sembrare poco, è utile pensare che – qualora l’aviazione fosse un Paese – si tratterebbe del settimo più grande inquinatore del mondo». Oltre all’anidride carbonica (CO2), gli aerei disperdono nell’atmosfera «anche ossidi di azoto, che contribuiscono alla produzione di ozono, e vapore acqueo. Tutti elementi che comportano un aumento della temperatura dell’atmosfera terrestre. Così, tenendo conto di tutti i gas climalteranti, il settore è responsabile del 4,9 per cento del riscaldamento climatico globale. Un valore paragonabile a quello di una nazione come la Russia». Ciò che contribuisce a mantenere piuttosto bassi i prezzi dei voli aerei, se comparati ai prezzi di altri mezzi di trasporto, è anche il regime fiscale agevolato di cui godono le compagnie aeree, innanzitutto in merito al carburante. Nonostante l’altissimo impatto ambientale, il cherosene (combustibile usato dagli aerei) non è tassato. Secondo quanto riporta il think tank Shift Project, «Globalmente, una fiscalità simile agli altri mezzi di trasporto porterebbe il biglietto di un aereo a raddoppiare».

Non sempre il più rapido

Spesso, nel valutare il tempo di percorrenza da una destinazione a un’altra, si guarda alle ore di volo segnate sulla tabella oraria. Così un volo Zurigo-Milano, per esempio, dura poco più di un’ora, mentre per la stessa tratta in treno si impiegano quasi tre ore e mezza. In questo modo si dimentica che gli aeroporti, al contrario delle stazioni, sono quasi sempre piuttosto lontani dal centro cittadino. Una volta arrivati, bisogna poi raggiungere i controlli (e prima passare dall’area check-in se si hanno bagagli da imbarcare in stiva), superarli, andare al gate, attendere le operazioni di imbarco, e una volta arrivati quelle di sbarco, recuperare il bagaglio, prendere un mezzo per andare in città. Si scopre così, grazie a questo bell’approfondimento di Deutsche Welle, che il reale tempo di percorrenza da Zurigo a Milano è di poco più di quattro ore in aereo, mentre in treno resta di circa tre ore e mezza. Lo stesso ribaltamento (con tempistiche molto simili) si ha per la tratta Londra-Amsterdam. In altri casi il treno non arriva a “superare” l’aereo, ma comunque dimostra di essergli molto più vicino di quanto sembri. Imparagonabile resta invece l’impatto ambientale dei due mezzi di trasporto. Per restare alle due tratte appena citate, i 217 chilometri che separano Zurigo e Milano implicano un impatto ambientale di 104 chili di CO2 per passeggero se percorsi in aereo, di 3 chili in treno. I 357 chilometri da Londra ad Amsterdam richiedono 125 chili di CO2 per passeggero in aereo, 14 in treno. Differenze ancora maggiori si registrano su altre tratte, per esempio Parigi-Barcellona (826 chilometri): 238 chili di CO2 per passeggero in aereo, 11 in treno.

(Foto di Tim Gouw su Unsplash)