Ultimamente si parla molto dell’impatto del turismo: sulla vita nelle città ma anche sull’ambiente. Alcuni consigli utili da un articolo di Valentina Pigmei su Internazionale.

Viaggiare è sostenibile? La risposta breve è no. Quella più articolata implica invece un paradosso: da un lato viaggiare è una grande scuola pedagogica, un antidoto culturale al razzismo, uno scambio unico tra esseri umani; dall’altro il turismo è diventato un’industria, e il turismo (o overtourism, come si dovrebbe chiamare) è un problema.

Viaggiare è diventato ecologicamente insostenibile non solo per via dell’inquinamento o delle emissioni di gas serra: il problema sono anche i consumi smisurati di risorse, le città svuotate dei suoi residenti e con affitti alle stelle, gli enormi danni agli ecosistemi. Sarà ecologico fare un safari in Sudafrica? E andare a sciare sulla neve artificiale? È giusto viaggiare in paesi poveri contribuendo all’economia locale? Ma ecco il dilemma: nonostante sia in pratica una nuova forma di colonialismo, viaggiare ci piace, e lo facciamo sempre di più.

“Viaggiare oggi è proprio un paradosso, che non risolvo”, mi dice lo scrittore e storico della filosofia Paolo Pecere, autore di Il senso della natura. Sette sentieri per la terra (Sellerio 2024). “Se non ti sposti, non conosci; se ti sposti, hai un impatto. Io credo che oggi sia necessario farlo, in alternativa a tante abitudini e consumi altrettanto inquinanti, ovviamente con misura. Magari tra qualche decennio sarà tutto diverso. Siamo però animali migranti. Il problema è che la maggior parte dei popoli non può muoversi liberamente”.

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(Foto di Eugene Ga su Unsplash)

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