Il cosiddetto vaccino universale contro l’influenza è un obiettivo che gli scienziati perseguono da decenni. Un nuovo studio condotto in laboratorio, di cui ha scritto il New York Times, sta dando ai ricercatori qualche speranza sul fatto che presto potremo avere uno strumento di protezione da future pandemie influenzali. Come i vaccini Covid prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna, il vaccino antinfluenzale sperimentale si basa sull’mRNA.
Nonostante la sperimentazione sia ancora in fase iniziale, i risultati raggiunti fin qui provano che un’unica iniezione potrebbe essere utilizzata per proteggere il paziente da un’intera famiglia di virus. Se il vaccino avrà successo nei test fatti sulle persone, lo stesso approccio potrebbe essere utilizzato contro altre famiglie di virus, forse anche contro il coronavirus.
Il vaccino non sostituirebbe le vaccinazioni antinfluenzali annuali, scrive il Times, ma fornirebbe una protezione contro le malattie gravi dovute a potenziali minacce pandemiche.
In caso di una futura ipotetica pandemia di influenza, arrivarci con un vaccino come quello in fase sperimentale già ampiamente diffuso tra la popolazione potrebbe permetterci di evitare nuovi lockdown, sistemi sanitari al collasso, ecc.
Gli scienziati cercano da molto tempo di creare un vaccino che offra ai bambini la protezione da tutti i possibili ceppi di influenza che potrebbero incontrare nella vita. Ma sono stati limitati da questioni tecniche e dalla grande variabilità del virus influenzale.
In linea di massima, hanno spiegato gli esperti, esistono 20 sottogruppi di influenza che comprendono al proprio interno migliaia di virus. I vaccini attuali possono colpire al massimo quattro sottogruppi, mentre il vaccino sperimentale li contiene tutti, e sarebbe inoltre più rapido da produrre.
C’è un aspetto negativo nella vicenda: i livelli di anticorpi rilevati nelle cavie di laboratorio erano più bassi rispetto a quando venivano somministrati vaccini mirati a singoli ceppi. Ma erano livelli comunque abbastanza alti da essere efficaci contro l’influenza.
I ricercatori hanno testato il vaccino anche con virus non perfettamente compatibili con quelli previsti, trovando che ha comunque fornito una forte protezione. Questo fa pensare che sarebbe in grado di prevenire le forme gravi di malattia anche nel caso in cui si presentasse un nuovo virus influenzale.
Si tratta di un fenomeno simile a quello dei vaccini Covid attuali: anche se le ultime varianti di Omicron sono diverse dalla prima versione del virus da impedire al vaccino originale di prevenire del tutto le infezioni, questo continua a proteggere la maggior parte delle persone da malattie gravi.
Gli esperti hanno sollevato alcune domande che devono trovare risposta prima che si possa “prendere sul serio” questo vaccino.
«Gli animali dello studio hanno costruito difese contro tutti i 20 ceppi influenzali in egual misura» scrive il Times. «Ma si tratta di animali che non avevano mai visto prima l’influenza. Una così completa assenza di immunità si verifica solo nei bambini molto piccoli. Gli anziani sono esposti a molti ceppi diversi nel corso della loro vita e non è chiaro se le loro risposte immunitarie a un vaccino universale sarebbero uniformi su diverse fasce d’età».
Secondo alcuni esperti, inoltre, sarebbe importante verificare la durata della protezione offerta da un vaccino di questo tipo: se andasse aggiornato continuamente, potrebbe non portare vantaggi rispetto ai vaccini di oggi.
«Come si fa a valutare e regolamentare un vaccino i cui bersagli non sono in circolazione e di cui quindi non si può dimostrare l’efficacia?», si è chiesta Alyson Kelvin, vaccinologa di un’università Canadese. «È una domanda a cui conviene dare risposta prima della prossima pandemia».
(Foto del National Cancer Institute su Unsplash)
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