Una protesta bianca contro l’ennesimo episodio di svilimento delle professioni “creative” in Italia. Questa la reazione dell’Aiap (Associazione italiana design della comunicazione visiva) al bando pubblicato dal Comune di Napoli col titolo “Concorso di idee per la selezione di un’immagine coordinata della città di Napoli – campagna 2014/2015”. L’iniziativa di difesa della categoria (già spesso bistrattata dai clienti privati) nei confronti del bando indetto dal capoluogo campano è iniziata con una lettera aperta, nella quale si elencavano punto per punto le caratteristiche che rendevano inaccettabili le condizioni poste per i partecipanti: «Il bando non prevede un premio per il progetto vincitore – si legge nel documento –: l’unico premio sarebbe la visibilità data al progetto attraverso una manifestazione da voi organizzata e la successiva pubblicazione in un catalogo. Altresì non nomina (v. Art. 8) tra i membri della commissione giudicatrice professionisti grafici, criterio indispensabile per garantire una corretta valutazione dei progetti pervenuti, ma si mantiene sul vago citando “esperti” che saranno nominati dagli assessorati. Inoltre, demagogicamente – ma anche questa è pratica ormai diffusa – il concorso di idee è aperto a tutti, come se la professionalità non derivasse da un patrimonio di cultura di comunicazione che si crea attraverso anni di formazione, di aggiornamento, di esperienza professionale e di specializzazione, ma fosse instillata in qualunque individuo alla nascita, una specie di talento naturale».
Un bando scritto con criteri e parole che sanno di dilettantismo, e che al dilettantismo sembrano rivolgersi, non prevedendo alcuna barriera all’accesso, né ricompensa se non la solita scusa della visibilità (vi ricordate la campagna virale #CoglioneNo?). I tanti professionisti (circa 4mila gli aderenti alle principali associazioni di categoria, per un indotto di circa 40mila lavoratori, secondo Aiap) impegnati nel settore della grafica, del design e della comunicazione non avevano insomma bisogno di questa ulteriore prova di come il loro lavoro sia percepito come qualcosa di accessorio, ornamentale. Si ricorre «alla demagogia del concorso, aperto a tutti, che è ? come dire ? non sapersi assumere le responsabilità politiche di scelte professionali; meglio il consenso rivolto ai tanti bravi dilettanti, studenti, simpatizzanti, “semplici cittadini”, purché “in regola con il pagamento dei tributi”», osserva Pino Grimaldi su Il Denaro.
Nessuno si sognerebbe mai di proporre “visibilità” all’idraulico in cambio della riparazione della lavatrice. Il discorso cambia, purtroppo, se il tuo lavoro ha a che fare con la comunicazione visiva (ma la logica si potrebbe ampliare ad altri mestieri, tra cui quelli legati all’arte). Già alcuni mesi fa avevamo espresso le nostre considerazioni e i nostri dubbi sul meccanismo dei concorsi per la realizzazione di iniziative di rinnovamento dell’immagine di enti pubblici. Col caso di Napoli, il tema torna d’attualità. Dopo la lettera aperta, Aiap ha pensato a un’iniziativa originale quanto azzeccata per dare risonanza all’episodio. Ha infatti ideato una campagna di anti-brand che si concretizza nel progetto di “immagine coordinata” di cui vedete alcuni esempi nella foto in alto. La provocazione consiste nell’invitare gli iscritti ad Aiap a partecipare al concorso indetto dal Comune di Napoli, presentando tutti la stessa idea, ossia una “X” su sfondo bianco come logo unico da replicare su qualsiasi supporto, dalle magliette ai dépliant promozionali. Se nei prossimi mesi inizieremo a vedere circolare nel capoluogo partenopeo questo logo iper-minimalista, sapremo che qualcuno non ha capito lo scherzo.