Ci eravamo appena abituati al fatto che la variante delta fosse ormai dominante in Europa e nel mondo, quando è spuntata omicron. Che altro può succedere da qui in avanti in termini di evoluzione di questo coronavirus? Un articolo di Sarah Zhang per l’Atlantic tradotto da Internazionale.
Per capire in che modo il coronavirus continua a evolversi in varianti sorprendenti con nuove mutazioni è utile fornire un po’ di contesto: il genoma del virus sars-cov-2 è lungo trentamila lettere, e questo significa che il numero di possibili combinazioni di mutazioni è inimmaginabile. Come mi ha spiegato Jesse Bloom, virologo del Fred Hutchinson cancer research center, questo numero supera di gran lunga quello degli atomi presenti nell’universo conosciuto.
Gli scienziati cercano di rappresentare le possibili evoluzioni del virus in un “paesaggio adattativo”, uno spazio iperdimensionale composto di picchi e di valli. Più sono alti i picchi che il virus scopre e più diventa “adatto” ovvero efficace nell’infettare le persone. Più il virus si replica, incrementando il numero di mutazioni, e più aumenta la probabilità che trovi nuovi picchi. Per prevedere come potrebbe evolversi il virus dovremmo conoscere la topografia dell’intero paesaggio adattativo. Come potete immaginare, non siamo in grado di farlo, e non ci andiamo nemmeno lontanamente vicini. “Non sappiamo quali picchi esistano. Per esempio non sapevamo che il picco omicron esistesse”, spiega Sarah Otto, biologa evolutiva dell’università della British Columbia. “Quindi non siamo in grado di ipotizzare cos’altro potrebbe accadere”.
Ciò che possiamo dire con certezza è che la maggioranza delle mutazioni renderà il virus meno “adatto” (le valli) o non avrà alcun effetto (le dorsali), ma un numero ridotto darà luogo ai picchi. Non sappiamo però quanto saranno alti o frequenti questi picchi. Quando la variante delta ha cominciato a diffondersi sembrava che avrebbe spazzato via le altre. “Ero sicura che la variante successiva sarebbe nata dalla delta”, d Katie Koelle, biologa della Emory university. E invece è emersa la omicron, su un picco distante, in una direzione che nessuno aveva considerato.
Nuovi picchi
La prossima variante potrebbe essere altrettanto sorprendente. Potrebbe essere più aggressiva, o più contagiosa. Di sicuro si affiderà a nuovi metodi per sfuggire agli anticorpi che abbiamo sviluppato. Il virus continuerà inevitabilmente a trovare nuovi picchi.
A complicare ulteriormente il tentativo di prevedere l’evoluzione del virus c’è il fatto che il paesaggio adattativo viene continuamente rimodellato in funzione del nostro mix di immunità che cambia con l’avvicendarsi delle vaccinazioni e dei contagi con le nuove varianti. Questo processo altera ciò che per il virus significa essere “adatto”. Alcune montagne crolleranno, mentre alcune colline si innalzeranno. In ogni caso è difficile che il virus muti così tanto da ridurre a zero la nostra immunità contro le forme più gravi.
Mano a mano che sempre più persone acquisiscono una certa immunità attraverso i vaccini o il contagio, le manifestazioni più gravi della malattia tendono a diminuire. La probabilità che le varianti future continuino a provocare un alto numero di contagi dipende da quanto la nostra immunità sarà confermata dopo numerose esposizioni al virus. Diversamente da altri patogeni che hanno attraversato il paesaggio adattativo negli umani per un lungo arco di tempo, il sars-cov-2 ha appena cominciato.
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(Foto di Jan Kopriva su Unsplash )
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