Nei giorni scorsi sono state diffuse le immagini che mostrano abusi e pestaggi da parte delle guardie carcerarie dell’istituto minorile Beccaria di Milano ai danni di alcuni detenuti. Secondo Valeria Verdolini, ricercatrice e presidente di Antigone Lombardia, tali violenze potrebbero essere evitate attraverso nuovi modelli di cittadinanza e inclusione sociale.

l 22 aprile la GIP Stefania Donadeo ha disposto le misure cautelari per 13 agenti assieme ad altri 8 colleghi per i fatti avvenuti nell’IPM Beccaria tra il 18 novembre 2022 e il 19 marzo 2024, su spinta della denuncia del Garante dei Diritti delle persone private della libertà del Comune di Milano e di alcune operatrici.

Si tratta di otto differenti episodi di violenza, agiti su otto ragazzi, spesso dallo stesso gruppo di agenti di polizia penitenziaria. I capi d’accusa sono tanti e gravissimi: tortura, lesioni aggravate, falso ideologico (per aver costruito rapporti falsi sugli eventi) e in un caso anche tentata violenza sessuale. I racconti dei testimoni parlano di pestaggi, ferite ai genitali, ragazzi lasciati nudi per giorni in isolamento. In tutti i casi sono contestate due aggravanti: la crudeltà e la minore età delle vittime. Sebbene permanga la presunzione di innocenza, i fatti raccontati sono supportati da referti, intercettazioni, testimonianze, e video.

Nelle prime immagini emerse, si vede un ragazzo in mutande, con tre persone che gli torcono un braccio. Le modalità di esecuzione delle violenze e degli abusi, se confermate, mostrano una sostanziale continuità e ricorsività nei modi, nei soggetti e nella gestione. Nell’ordinanza si legge che le dichiarazioni rese dai ragazzi sono molto simili rispetto alle modalità delle violenze patite in tempi diversi. Ci si riferisce alle modalità di immobilizzazione delle vittime (legate con le manette ai piedi del letto oppure con le mani dietro alle spalle), ai luoghi prescelti per le aggressioni (l’ufficio del capoposto privo di telecamere) e perfino ad alcune delle espressioni usate per giustificarle (“lo schiaffo educativo”).

Quasi tutte le vittime erano straniere. Tutte le vittime erano minori. Nelle testimonianze, la violenza è parte della loro vita quotidiana. I pavimenti vengono insaponati per prevenire i pestaggi. Si indossano abiti pesanti per attutire i colpi. Sono colpiti alla testa, ai genitali, al petto. In un caso, la violenza fisica è stata scatenata dal rifiuto dell’ approccio sessuale da parte di un agente. In tutti i casi, gli agenti hanno poi falsificato gli atti per giustificare gli eventi, sostenendo che si trattasse di gesti autolesivi o risultanti di conflitti tra minori.

Entro al Beccaria da molti anni, come osservatrice dell’Associazione Antigone. E per questo, purtroppo, non posso dire che i fatti accertati mi sorprendano davvero, perché da anni denunciamo le condizioni dell’istituto.

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(Immagine da freepik generata da un’intelligenza artificiale)

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