Knowing the score è l’ultimo libro di David Papineau, e si inserisce nel filone della cosiddetta “filosofia del frivolo”, segnatamente nel ramo sport. Una trattazione seria e rigorosa su uno degli ambiti della vita che più appassionano l’uomo da sempre. Ne scrive Francesco Guala su Doppiozero.
[…] La filosofia del frivolo segue solitamente un paio di copioni classici: il primo applica concetti o problemi filosofici seri a un soggetto frivolo, per mostrare che ci aiutano a vedere diversi aspetti della vita quotidiana in un’ottica nuova. Il secondo schema invece consiste nel mostrare che un soggetto apparentemente frivolo nasconde problemi filosofici peculiari e degni di attenzione. Il sottotitolo di Knowing the Score (What sports can teach us about philosophy and what philosophy can teach us about sports)suggerisce che Papineau segue entrambi i copioni. I primi capitoli per esempio discutono l’importanza del controllo mentale sull’azione motoria, un problema centrale nella filosofia della mente che riveste una particolare importanza in ambito sportivo. Più avanti Papineau spiega come i modelli di decisione razionale siano fondamentali per comprendere gli sport di squadra come il calcio e il ciclismo. In un altro capitolo discute i problemi morali sollevati dai comportamenti scorretti nelle competizioni sportive. E in un altro ancora mostra come l’applicazione delle regole da parte degli arbitri sollevi importanti questioni ontologiche riguardanti l’esistenza di fatti ed entità sociali.
Per esempio: quando nel 1986 Maradona segnò contro l’Inghilterra con l’aiuto della mano de Dios, fece davvero gol? Anche se tutti i tifosi concordano che si trattò di un gesto irregolare, molti di essi sono attratti dalla cosiddetta ‘dottrina di Boskov’, secondo la quale ‘è rigore quando arbitro fischia’. Ma allora perché i calciatori che ingannano deliberatamente gli arbitri – i tuffatori in area di rigore, per esempio – possono essere sanzionati dopo la partita? Presumibilmente, perché ne hanno falsato il risultato. Ma questo non implica che Maradona non fece davverogol contro l’Inghilterra? Applicando il principio del terzo escluso di Aristotele, Maradona non può contemporaneamente avere e non avere segnato un gol: dobbiamo chiederci dunque che cosa sia un gol, che cosa succede quando le regole di un gioco sono state trasgredite, e se talvolta ha senso dire che i giocatori hanno cambiato la natura del gioco (pare che il rugby sia nato così).
Devo ammettere che alcuni tentativi di utilizzare lo sport per illustrare problemi metafisici appaiono un po’ legnosi a un filosofo professionista (vedi per esempio il capitolo otto sull’identità personale), ma i capitoli dedicati a ciò che lo sport può insegnare alla filosofia sono invece molto belli. Il mio pezzo preferito appare in chiusura, quando Papineau affronta una domanda fondamentale: perché esiste lo sport? A che scopo milioni di persone passano ore correndo dietro a una palla, scivolando sul ghiaccio e sulla neve, nuotando o galleggiando, colpendo una pallina con un bastone – insomma facendo un sacco di cose inutili e difficili? Papineau rifiuta la teoria, elaborata da Bernard Suits, secondo la quale l’essenza dello sport consiste nel perseguire scopi inutili, superando ostacoli artificiali che sono stati creati soltanto per aumentare la difficoltà dell’impresa. Secondo Papineau questa teoria è vera per i giochi, ma non per lo sport in generale: nonostante molti sport siano anche dei giochi, infatti, altri non lo sono. Bisogna dunque cercare una diversa teoria in grado di spiegarne la natura e gli scopi.
L’idea di Papineau è che lo sport consista nell’esercizio di un’abilità fisica fine a se stessa. Questa teoria ha il vantaggio di applicarsi a tutti gli sport – come la corsa, o il nuoto – che consistono quasi esclusivamente di una performance atletica, che possono essere praticati anche senza scopi competitivi, e che non richiedono regole elaborate o la creazione di ostacoli artificiali. Molti di questi sport ovviamente possono essere anche trasformati in giochi, ma secondo Papineau si tratta in questo caso di una variante, piuttosto che dell’essenza dello sport stesso.
Questa teoria “atletica” permette a Papineau di sostenere che l’attività sportiva ha un valore intrinseco, ovvero che è possibile fare sport per il gusto di farlo, senza motivi o obiettivi ulteriori. Questa teoria può sembrare contro-intuitiva: molte persone infatti fanno sport per mantenersi in salute, o per ragioni estetiche, o addirittura professionali. Ma come sa bene ogni sportivo, c’è una soddisfazione particolare nel compiere un gesto atletico in modo corretto, nel misurare e migliorare le proprie capacità, per non parlare del godimento da endorfina provocato dal semplice esercizio fisico. La teoria atletica permette inoltre a Papineau di rifiutare quegli approcci che legano lo sport in maniera troppo stretta con la competizione – le teorie alla Boniperti, per dire, secondo le quali ‘vincere non è importante, è l’unica cosa che conta’.
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(Foto di Nik Shuliahin su Unsplash)