Alcune settimane fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha reso note le proprie conclusioni sull’aspartame, un dolcificante artificiale presente in migliaia di prodotti come bibite dietetiche, gomme da masticare, yogurt e bevande energetiche. Lo ha fatto attraverso due agenzie che ne fanno parte, ossia l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC) e il Comitato congiunto FAO/OMS di esperti sugli additivi alimentari (JECFA).
La prima, ha spiegato il New York Times, ha classificato l’aspartame come “possibilmente cancerogeno”, mentre il secondo ha dichiarato che non esistono prove definitive di un legame tra l’aspartame e il cancro negli esseri umani, ma ha precisato le dosi di consumo considerate sicure.
Quella dell’OMS è quindi una valutazione che include poche certezze e introduce alcune precauzioni, sottolineando la necessità di ulteriori ricerche. Il consiglio quindi è la moderazione, piuttosto che l’astensione.
Peraltro si tratta di una moderazione che non dovrebbe imporre alcun cambiamento di abitudini nella stragrande maggioranza delle persone visto che, come spiega il Times, è considerato sicuro consumare fino a 40 milligrammi di aspartame per chilogrammo di peso corporeo al giorno. Usando come metro di comparazione le bibite dietetiche, questo limite significa che, secondo alcune stime, una persona di 68 kg dovrebbe bere più di una dozzina di lattine al giorno per superarlo. Diciamo quindi che superare quella soglia andrebbe ben oltre un consumo “normale”.
La categoria “possibilmente cancerogeno” comprende diversi altri elementi come virus, sostanze chimiche, malattie professionali e altro ancora. Vi ricadono anche alcune verdure in salamoia, i gas di scarico dei motori, alcuni tipi di papillomavirus umano e il lavoro nelle lavanderie a secco.
Ben diverso il caso di elementi come l’inquinamento atmosferico, il tabacco, l’alcol e le carni lavorate, che invece sono semplicemente “cancerogene per l’uomo”. Prima di preoccuparsi per l’aspartame, quindi, sarebbe bene preoccuparsi di abitudini ben più diffuse e rischiose, come quelle legate alle sostanze appena menzionate.
L’OMS si era già espressa non molto tempo fa sui dolcificanti artificiali (tutti, non solo l’aspartame), concludendo che se ne sconsiglia l’uso per controllare il peso corporeo o ridurre il rischio di malattie non trasmissibili. L’eritritolo era stato invece chiamato in causa in primavera per uno studio che ne collegava il consumo all’insorgere di problemi cardiovascolari.
In generale, tutti questi studi e linee guida sembrano andare in una stessa direzione. Nessuna di queste sostanze di per sé “fa male”, ma piuttosto che indulgere nel consumo di tali prodotti in sostituzione dello zucchero, meglio optare per quest’ultimo, limitando però la quantità di alimenti dolci che si assumono abitualmente. A meno che non ci siano motivazioni specifiche che impongono di limitare quasi del tutto gli zuccheri liberi, come diabete o obesità.
(Foto di Stas Knop)
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