Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca come 47esimo Presidente degli Stati Uniti ha scatenato un’ondata di preoccupazione all’interno della comunità scientifica mondiale, per le implicazioni che le sue politiche potrebbero avere sulla ricerca e sulla salute pubblica in tutto il mondo. Una raffica di ordini esecutivi, illustrati in dettaglio in un articolo di Nature, segnala un cambiamento significativo nella politica scientifica degli Stati Uniti, con potenziali conseguenze per la collaborazione internazionale e il progresso scientifico.

Una delle azioni più immediate è stata una serie di direttive volte a ridurre la forza lavoro federale, che comprende circa 280mila scienziati e ingegneri. Secondo l’articolo di Nature, il blocco delle assunzioni, combinato con misure volte a incoraggiare il personale a lasciare il proprio posto di lavoro, porterà a tagli significativi. A ciò si aggiunge il ripristino di una politica che rende più facile licenziare i dipendenti pubblici, compresi gli scienziati, e sostituirli con persone di nomina politica. Come si legge su Nature, ciò rappresenta una “politicizzazione senza precedenti della funzione pubblica”.

L’impatto sulla scienza statunitense si fa già sentire. Il National Institutes of Health (NIH), uno dei principali finanziatori della ricerca biomedica, ha subito un’ampia interruzione, con la cancellazione delle revisioni delle sovvenzioni, delle trasferte e dei programmi di formazione. Come riportato in un altro articolo su Nature, queste misure sono molto più drastiche di quelle attuate dalle amministrazioni precedenti. L’incertezza che ne deriva, come ha osservato un ricercatore sentito da Nature, è “devastante per la comunità scientifica”. Inoltre, l’amministrazione Trump ha cancellato dal sito web del NIH i materiali relativi alla diversità e all’inclusione, una misura che è stata criticata per il suo potenziale impatto sull’equità nel settore.

Su scala globale, il piano di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è forse lo sviluppo più allarmante. Come evidenziato in un articolo su Wired e in un altro uscito su The Conversation, non si tratta di un’idea nuova per Trump, che ha avviato il processo di uscita dall’OMS durante il suo primo mandato (interrotto poi da Joe Biden, una volta subentrato alla presidenza). Gli Stati Uniti forniscono una parte sostanziale del budget dell’OMS, contribuendo a circa un quinto dei fondi dell’organizzazione, tra pagamenti obbligatori e donazioni volontarie. Questo ritiro, che potrebbe entrare in vigore tra un anno, è stato fortemente criticato e un professore di diritto della salute pubblica intervistato da Wired lo ha definito “sconsiderato e fuori dalla legge”. Secondo Wired, il ritiro potrebbe indebolire le capacità di sorveglianza e risposta alle malattie a livello globale. Il ritiro dall’OMS ha sollevato preoccupazioni sul futuro delle iniziative per la salute globale e anche sullo status degli scienziati statunitensi che lavorano con l’OMS. Nature osserva che un’uscita degli Stati Uniti potrebbe influire sulla collaborazione dell’OMS con agenzie statunitensi sulla salute, limitando la condivisione di dati e competenze.

Le azioni dell’amministrazione Trump si estendono anche al cambiamento climatico. Trump intende infatti ritirare nuovamente (l’aveva già fatto nel corso del suo primo mandata) gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima, il che potrebbe rallentare gli sforzi globali per ridurre le emissioni di gas serra. Trump ha anche dichiarato una “emergenza energetica nazionale”, potenzialmente in grado di accelerare i progetti sui combustibili fossili aggirando le normative. Ciononostante, uno scienziato intervistato da Nature osserva che la situazione attuale potrebbe limitare l’impatto delle politiche di Trump, perché le fonti di energia rinnovabili sono diventate più economiche.

Questi cambiamenti politici hanno lasciato perplessi molti ricercatori e analisti politici. Le implicazioni di questi cambiamenti sono sostanziali. Il ritiro dall’OMS, unito ai tagli di bilancio e alle restrizioni all’interno delle agenzie di ricerca statunitensi, rischia di compromettere il progresso scientifico e la salute globale.

Per l’Europa, questo significa un potenziale indebolimento della collaborazione internazionale e un aumento del rischio di emergenze sanitarie. Come ha osservato un esperto nell’articolo su Wired, il ritiro dall’OMS “ci rende più soli, più vulnerabili e più fragili nel mondo”. L’Europa potrebbe dover prendere in considerazione la possibilità di intensificare i propri sforzi nel campo della salute globale, anche aumentando i contributi all’OMS.

(Foto di Darren Halstead su Unsplash)

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