Un’associazione è data dalle persone che la compongono e dal fatto che ognuna di esse, pur riconoscendo le divergenze che le attraversano, si riconosca nella missione comune per cui quella associazione nasce. Con i principi, però, vengono anche le regole e l’istituzione di organi interni, che determinano le modalità pratiche con cui ogni giorno quei propositi si consolidano e si rinnovano. Se le regole sono poco chiare, se i meccanismi volti ad assicurarne il rispetto si dimostrano poco efficaci, i rischi che l’associazione imploda aumentano.

Occorre quindi fare attenzione perché, pure in un contesto in cui nessuno mette in dubbio i principi fondanti, è nella prassi quotidiana che essi si inverano (o si sfaldano), al di là delle dichiarazioni.

Alla luce di queste premesse, vogliamo incoraggiare una riflessione all’interno di Avis su un tema sul quale ci siamo spesi ormai diversi anni fa, ma che è ancora attuale: il sistema di giurisdizione dell’associazione. Sono diversi i problemi che rileviamo. Li abbiamo segnalati nel corso degli anni, ma casi recenti non fanno che confermare le nostre preoccupazioni.

Innanzitutto c’è un eccessivo ricorso agli organi di giurisdizione interna. Con troppa facilità infatti si sottopongono al Collegio dei probiviri e al Giurì nazionale questioni che andrebbero risolte con il dialogo e con gli strumenti di democrazia previsti dallo Statuto. Rispetto a un normale processo, le decisioni prese da questi organi non comportano infatti alcun rischio per “l’accusa” (per intenderci: non ci sono spese processuali da coprire in caso di rigetto dell’istanza). Questo apre alla possibilità di usare il Collegio e il Giurì come strumenti per ostacolare “nemici” interni, mettere in pausa questioni su cui si è in disaccordo, impantanare la vita associativa. Forse si possono trovare meccanismi per disincentivare il ricorso immotivato alla giurisdizione interna, ma il fatto che questo accada così spesso non è un buon segnale.

Altro problema è la composizione stessa del Collegio dei probiviri. Il fatto che i suoi membri siano selezionati all’interno dell’associazione è discutibile. Quanto sarà indipendente e autonomo un probiviro nel prendere una decisione su una controversia che coinvolge la propria Avis regionale? Non si tratta qui di essere in malafede a prescindere. Siamo certi che quel probiviro sarà imparziale e impeccabile il 99 per cento per cento delle volte, ma è importante che possa esserlo anche in quell’un per cento di casi in cui gli interessi della sua Avis territoriale collidono con la causa su cui deve esprimersi. Ecco perché siamo convinti che un organo di giurisdizione interna, per assolvere alla sua funzione, debba essere composto di membri esterni all’associazione, selezionati per le proprie competenze e non per le proprie appartenenze.

È solo un inizio di riflessione, continueremo a parlarne in un prossimo post.

(Foto di Wesley Tingey su Unsplash)

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