I dati sulla variante Omicron del coronavirus sono ancora pochi per avere risposte certe sulla sua pericolosità e trasmissibilità. Il tempo che trascorre tra infezioni e ospedalizzazioni rende poi difficile misurarne gli effetti nel tempo, a poche settimane dall’individuazione della variante.

Come scriveva pochi giorni fa Nature, i primi risultati danno una piccola speranza. I report dal Sudafrica parlano di un minore tasso di ospedalizzazione da infezioni di Omicron rispetto a quelli provocati dalla variante finora più diffusa, la Delta.

Ma si tratta di studi preliminari e, cosa più importante, i dettagli metodologici non sono ancora stati pubblicati, rendendo per il momento impossibile ad altri scienziati verificarne l’accuratezza. I medici dell’istituto nazionale sudafricano di malattie trasmissibili assicurano però che il quadro che emerge da questi dati ha una sua coerenza.

In realtà, studi realizzati in altri paesi, come la Danimarca e il Regno Unito, mostrano un livello di ospedalizzazione di casi da variante Omicron più o meno pari a quello da variante Delta.

Test sulla diffusione di Omicron sono in corso in molti stati del mondo, e diversi stanno scoprendo che la nuova variante è già presente in modo consistente. Negli Stati Uniti, per esempio, pare sia stata rilevata nella maggior parte dei nuovi casi positivi dell’ultima settimana. Omicron è già diventata dominante in Inghilterra, Scozia e Irlanda. In Italia è in corso un’indagine rapida i cui risultati, in arrivo a breve, probabilmente porteranno a decisioni politiche sulle misure di sicurezza già nei prossimi giorni.

Meno grave non vuol dire meno pericolosa

Il dato su cui bisogna concentrarsi non è tanto quello sulla pericolosità, quanto quello sulla trasmissibilità, che al momento vede Omicron capace di diffondersi ancora più rapidamente della Delta.

Come ha detto un epidemiologo intervistato da Nature, «una frazione di un numero molto grande è comunque un numero molto grande». Ciò vuol dire che se anche i sintomi della malattia sono generalmente meno gravi, il fatto che si contagino molte più persone aumenterà le probabilità che ci sia bisogno di più posti dedicati in ospedale, e quindi che diminuiscano (come sta già accadendo) quelli disponibili per altre patologie, o per controlli e interventi “non gravi”.

Bisogna infatti considerare che il “tempo di raddoppio” di Omicron è di due giorni e mezzo. Cosa vuol dire lo spiegano con chiarezza (approssimando a tre i giorni di raddoppio) Paolo Giordano e Alessandro Vespignani sul Corriere: «Se in un determinato giorno ho un certo numero di infezioni da Omicron, tre giorni dopo ne avrò il doppio; altri tre giorni dopo il doppio del doppio, e così via. È una misura diretta della rapidità del contagio. Giusto per dare delle coordinate, il tempo di raddoppio di Delta in questo momento è superiore alle due settimane». Se anche la riduzione della severità del virus fosse confermata, quella percentuale rischia di essere fagocitata dal tempo di raddoppio, che metterebbe nuovamente in seria difficoltà il sistema sanitario nazionale.

Omicron e i vaccini

Sembra che per proteggersi dal contagio da Omicron sia fondamentale il richiamo del vaccino (la terza dose). I test in laboratorio (ma anche l’osservazione dei casi reali) suggeriscono infatti che la variante del virus sia in grado di aggirare almeno in parte le difese sviluppate grazie all’immunizzazione data dal vaccino. Questo vale per il rischio di contagio, mentre invece la copertura contro lo sviluppo di sintomi gravi resta alto. La terza dose sembra però ripristinare i livelli di protezione.

Riassumendo: anche con due dosi di vaccino, il rischio di contagio da variante Omicron è significativo, ma è il vaccino continua a proteggere dai sintomi più gravi. Con una terza dose, torna alta anche la protezione contro il contagio.

Per concludere, mentre attendiamo che gli scienziati raccolgano dati sufficienti, e che la politica agisca di conseguenza, il consiglio di Giordano e Vespignani è molto chiaro: «Un innalzamento del livello di guardia personale. Nelle interazioni e nei modi di interazione. Oltre al sottoporsi al più presto, tutti noi che possiamo, al richiamo del vaccino».

Visto che i ritrovi tra familiari e amici sono più frequenti in questo periodo, forse può tornare utile questo articolo.

(Foto di Nenad Stojkovic su flickr)

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