La maggior parte dei progetti di servizio civile in Italia sono attualmente sospesi, date le misure di precauzione imposte dal governo per contenere l’epidemia di coronavirus. Una circolare del 10 marzo ha ufficializzato la decisione da parte del Dipartimento per le politiche giovanili e il Servizio civile universale di sospendere i progetti, con effetto immediato. Alcune eccezioni sono state previste: «Per progetti di particolare e rilevante utilità, comunque funzionali alla situazione di emergenza in corso, gli enti, una volta verificato che ci siano le adeguate condizioni, possono valutare la prosecuzione delle attività». Per dare un’idea dell’impatto che questa decisione ha avuto sul mondo del volontariato e di tutti gli enti che si avvalgono dell’aiuto ormai insostituibile dei volontari, basti pensare che dei 29mila volontari attualmente in servizio, solo 3.200 sono rimasti in attività, poco più di 1 su 10.
Il servizio civile all’Avis di Legnano continua
Tra coloro che sono rimasti in servizio, abbiamo il piacere di annoverare i quattro volontari impegnati nel progetto di Servizio civile universale all’Avis di Legnano: Alessia Ninnivaggi, Martina Secol, Lorenzo Bossi e Tommaso Palini. A loro va una nota di merito, che arriva direttamente dal Dipartimento del governo. Sulla pagina Facebook del Dipartimento è infatti comparso un post che racconta il caso legnanese, riportando le parole dei nostri volontari: «Questi ragazzi, che, con la loro associazione, hanno deciso di non tirarsi indietro, commentano così la loro scelta: “In questa situazione di emergenza nazionale, ci siamo sentiti in dovere di prendere alla lettera quello per cui il Servizio civile è stato introdotto nel nostro ordinamento: la difesa non armata della patria. Non potevamo non portare il nostro contributo in un momento così delicato per la nostra comunità. Eravamo e siamo motivati a sostenere i nostri colleghi di Avis, tutti i donatori e le tantissime persone che hanno deciso di diventarlo ora, spinte dallo spirito di solidarietà”». Il loro apporto in fase di accoglienza dei donatori è fondamentale (ancora di più oggi con l’emergenza in corso), quindi ne approfittiamo per ringraziarli nuovamente.
I piani per la riattivazione dei progetti
In un’altra nota, il Dipartimento ha specificato che in questi giorni si sta lavorando molto affinché i progetti siano riattivati presto: «Grazie alla disponibilità di tutti, si sta ultimando un piano di azione che consente grande flessibilità agli enti e la garanzia ai volontari di operare in sicurezza. Sarà così possibile rimodulare obiettivi ed attività dei progetti, prevedere l’impiego dei volontari da remoto o in sedi diverse, collaborare con enti ed istituzioni anche non iscritti all’Albo del servizio civile universale, con l’intento di impegnare i giovani in iniziative particolarmente utili in questa fase di emergenza. Sono gli stessi giovani che lo chiedono, per continuare, laddove possibile, a difendere attivamente la patria, stando vicino alle comunità». Per agevolare gli enti, è stata prorogata al 29 maggio la scadenza per la presentazione dei programmi d’intervento di servizio civile universale per il 2020. A livello politico, c’è chi spinge affinché siano stanziate risorse per incrementare il numero di volontari in questa fase difficile per il paese. Come riporta Redattore Sociale, sul tema è intervenuto con una lettera aperta l’ex sottosegretario con delega al servizio civile dei governi Renzi e Gentiloni, Luigi Bobba, che ha chiesto che «si stanzino subito le risorse per mobilitare entro tre mesi quei circa 80 mila giovani che nell’ultimo bando non hanno trovato posto per fare un anno di servizio volontario. Occorre reperire 400 milioni di risorse aggiuntive ed emanare subito un bando con procedure straordinarie. Quello che è accaduto con i bandi della Protezione civile per medici e infermieri ci dovrebbe spingere a non lasciare in panchina tante giovani energie».
(Foto di Tim Mossholder su Unsplash)