È capitato a tutti, prima o poi, di trovarsi in una situazione ad altissima aspettativa, e con una grande ricompensa in caso di successo, e di fare un fiasco completo. Può essere molto frustrante, soprattutto perché magari dietro quell’insuccesso c’è una grande preparazione, non coronata da altrettanta soddisfazione.

Gli scienziati stanno cercando di capire quali meccanismi inducono questo corto circuito motorio in presenza di tali situazioni. Esperimenti condotti sulle scimmie in laboratorio, scrive Nature, rivelano che tale blocco sotto pressione è legato a un calo dell’attività dei neuroni che preparano il movimento. Il fenomeno non è infatti esclusivo degli esseri umani. Allo stesso modo in cui un tennista può sbagliare un colpo vincente, anche le scimmie possono avere prestazioni inferiori in situazioni ad alta remunerazione.

Un gruppo di ricerca ha fatto un esperimento, di cui ha poi scritto su Neuron, in cui ha impostato un compito al computer in cui le scimmie ricevevano una ricompensa dopo aver spostato rapidamente e con precisione un cursore su un bersaglio. Ogni prova dava alle scimmie indicazioni sul fatto che la ricompensa sarebbe stata piccola, media, grande o “jackpot”. Le ricompense “jackpot” erano rare e insolitamente grandi, creando una situazione di grande aspettativa.

Utilizzando un minuscolo chip ricoperto di elettrodi impiantato nel cervello delle scimmie, il gruppo di lavoro ha osservato come l’attività neuronale cambiava tra i diversi scenari di ricompensa. Il chip era situato nella corteccia motoria, un’area del lobo frontale che controlla il movimento.

I ricercatori hanno scoperto che, negli scenari di vincita, l’attività dei neuroni associati alla preparazione motoria diminuiva. La preparazione motoria, spiega Nature, è il modo in cui il cervello calcola come completare un movimento: come se una freccia fosse allineata al bersaglio ancora prima di scoccarla. Il calo della preparazione motoria indicava che nelle situazioni “jackpot” il cervello delle scimmie partiva poco preparato al movimento che avrebbe dovuto compiere, e quindi le prestazioni erano al di sotto delle aspettative.

In una certa misura, quindi, non si ottengono prestazioni migliori con l’aumentare della ricompensa. Vale per il movimento, ma potrebbe valere anche per altre regioni del cervello.

I ricercatori hanno poi indagato sul motivo per cui la preparazione motoria diminuisce negli scenari ad alta posta in gioco. L’analisi del rapporto tra la motivazione delle ricompense e la preparazione neurale e le prestazioni delle scimmie ha suggerito che, con l’aumentare delle dimensioni della ricompensa, l’attività neurale raggiunge un punto di massima preparazione. Per ricompense ancora più grandi, la preparazione inizia a diminuire, spingendo il cervello fuori dal suo punto di massima efficienza per le prestazioni.

Studi futuri indagheranno se è possibile evitare tale blocco quando si è sotto pressione. Per esempio, un’ipotesi è che ricevere un feedback sulla propria attività cerebrale possa aiutare a ottimizzare le prestazioni. Ma prima il gruppo di ricerca dovrà studiare meglio il fenomeno negli esseri umani.

(Foto di Jacob Rice su Unsplash)

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