Facebook, il principale social network esistente, raccoglie qualcosa come 1,65 miliardi di iscritti. Per moltissimi, è la prima pagina che si apre quando si accede a un dispositivo e il canale principale di interazione su internet. Cosa succederebbe allora se una piattaforma così grande decidesse di influenzare le scelte politiche degli elettori? La domanda non è campata per aria, esperimenti di questo genere sono stati già fatti, dimostrando che Facebook può influenzare i comportamenti delle persone decidendo o meno di mostrare loro dei contenuti. Come saprà chi ci legge regolarmente, tendiamo a non dare credito alla “retorica del complotto”. È una soluzione facile, che affascina molte persone perché riduce la complessità del mondo a poche semplici risposte (e permette di accusare per quasi tutto pochissimi “cattivoni”). Qui però non si tratta di complotto, le prove sono state effettuate, i risultati sono stati resi pubblici e ne hanno parlato le principali testate internazionali. Quelle italiane molto meno, con poche eccezioni.
Al momento i test realizzati riguardano la capacità del social network di combattere l’astensione. Il Post racconta come avvenne un esperimento di questo tipo (che è poi quello descritto nell’articolo del Guardian linkato più su): «Nel 2010, in occasione delle elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, [Facebook] collaborò con alcuni ricercatori per provare a convincere le persone ad andare a votare. Mise a disposizione di 61 milioni di utenti un’icona che permetteva di controllare dove fosse il seggio più vicino, e introdusse un tasto con il quale si poteva comunicare ai propri amici di avere votato. Ad altri utenti, invece, non era stato mostrato niente. I ricercatori raccolsero dopo le elezioni i dati sulla distribuzione geografica del voto, e analizzarono l’influenza che aveva avuto Facebook. In totale, Facebook aveva convinto a votare circa 60mila persone, che a loro volta avevano fatto sì che andassero a votare altre 340mila persone». Si parla di sei anni fa, un intervallo di tempo enorme nel campo tecnologico, che notoriamente viaggia a ritmi molto elevati.
Oggi Facebook non è più il social network che abbiamo imparato a conoscere nei suoi primi anni di vita, quello che serviva per restare in contatto con le persone che conosciamo o per ritrovare gli ex compagni di scuola. Oggi, per molti, Facebook è internet, e l’azienda californiana sta cercando proprio di spingere in questa direzione. Anche l’impegno di solidarietà volto a portare internet nei territori del mondo più remoti può essere visto in questo senso. Se il futuro fosse sempre più una identità quasi perfetta tra internet e Facebook, un mondo interconnesso sarebbe un mondo di utenti iscritti al social network. I giornali in questi giorni si stanno concentrando molto su un’altra questione, ossia la “correzione” agli algoritmi effettuata da un team di dipendenti di Facebook per escludere dalle notizie “di tendenza” (una sezione per il momento attiva solo negli Stati Uniti) alcune news non gradite. Anche questo è un modo per orientare gli iscritti, escludendo dal loro orizzonte una serie di informazioni che non si vuole gli arrivino. Il che è legalmente inattaccabile, perché Facebook non è un giornale e dunque non è costretta a porsi alcun limite a ciò che decide o meno di mostrare.
Ma il suo punto di forza più grande è probabilmente la possibilità di mettere in evidenza (o nascondere) i commenti e i post dei contatti degli utenti. È noto che talvolta ognuno di noi è più portato a dare credito all’opinione di un amico fidato, piuttosto che al contenuto di un articolo, per quanto documentato. Dunque Facebook ha tra le mani lo strumento più efficace e insidioso per influenzare punti di vista, idee e forse un giorno anche voti. Chiaramente non è una questione su cui l’azienda di Mark Zuckerberg potrà muoversi con disinvoltura, un’eventuale accusa (dimostrata) di accordi con un candidato per sfavorirne un altro sarebbe un danno d’immagine forse irreparabile. Questi discorsi sembrano lontani se visti dall’Italia, dove la manipolazione dei voti avviene ancora con sistemi di ricatti e promesse. Nonostante ciò, crediamo che l’evoluzione di questo tipo di strategie sia un nodo da tenere presente, per non ritrovarsi un giorno imbrigliati in un sistema che si muove dicendoci cosa fare con le facce dei nostri amici.
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