L’“sms solidale” ha goduto di fortune alterne. Come tutti gli strumenti di raccolta fondi, quando sono in troppi a usarlo diventa più difficile intercettare nuove donazioni. Inoltre, il moltiplicarsi di strumenti e modalità di donazione lo hanno reso meno centrale nel panorama del fundraising in generale. Tuttavia resta una risorsa centrale per molte organizzazioni non profit e certe campagne sono direttamente riconducibili all’sms solidale (nella cui definizione ricadono in realtà anche le donazioni da telefonate da numero fisso). Sara De Carli, sul sito del mensile Vita, tratta delle principali novità contenute nel nuovo “Codice di autoregolamentazione per la gestione delle numerazioni utilizzate per le raccolte fondi telefoniche per fini benefici di utilità sociale”.

Il nuovo codice, che va a sostituire il precedente risalente al 2012, è rilevante perché per la prima volta introduce una maggiore trasparenza per quanto riguarda i costi dei diversi servizi. Vengono fissati alcuni margini di discrezionalità per le compagnie telefoniche, affinché le non profit possano pianificare con più efficacia le proprie campagne. Allo stesso modo, i cittadini che decidono di donare utilizzando l’sms solidale potranno avere un’idea più precisa di quale percentuale della loro donazione finirà alla causa che vogliono supportare, e quale sarà destinata a coprire i costi di gestione del servizio. Ecco cosa scrive De Carli a proposito di questo capitolo del documento: «Il Codice di autoregolamentazione del 2012 prevedeva l’impegno da parte delle compagnie telefoniche a “devolvere integralmente e senza alcuna remunerazione” alle Onlus le somme inviate dagli italiani tramite sms o chiamata a numero fisso (fino a 2 euro attraverso un sms, da 2 a 10 euro con una chiamata dal fisso). Con il consorzio “Dono per…” – scioltosi in autunno – le compagnie aderenti trattenevano il 2 per cento: scelta che aveva suscitato prima una nota di richiamo dall’Agcom e poi una consultazione pubblica nel 2016. Ora il nuovo Codice di autoregolamentazione prevede nero su bianco dei costi fissi e dei costi variabili per ogni campagna. Tim e Vodafone hanno già definito un “listino” (non pubblico, ogni onp contratta di volta in volta i costi per la propria campagna); Wind Tre nel primo semestre del 2018 ha lasciato la gratuità ma ci sta lavorando, mentre le piccole compagnie continuano a destinare all’organizzazione l’intero importo donato dai cittadini, senza costi».

Scendendo nel dettaglio, i costi si distinguono in fissi e variabili. I primi, per una singola campagna, nel nuovo codice possono arrivare fino a 8mila euro più Iva a gestore. Questo l’ambito di discrezionalità lasciato alle compagnie, su cui si può già dire che «Vodafone sta quotando il numero temporaneo tra i 250 euro e gli 8mila euro, Tim fra i 500 e gli 8mila». A questi vanno aggiunti i costi variabili, cioè quelli che si applicano al singolo sms o chiamata. Su questa voce il codice non riporta cifre precise, ma dall’articolo di De Carli ci si può fare un’idea di quanto attualmente stiano chiedendo i principali operatori: «Tim l’ha fissato in 0,04 euro più Iva sia da fisso che da sms, Vodafone in 0,04 euro più Iva per ogni sms e in 0,0011 euro per le chiamate da fisso. Infine i costi per i servizi, prima gratuiti: personalizzare il messaggio con cui l’organizzazione ringrazia per la donazione effettuata e inserirvi un link attivo costa circa 200 euro a campagna più Iva per Tim e circa mille euro per Vodafone, mentre avere un report giornaliero/settimanale sull’andamento della campagna – preziosissimo per l’organizzazione – costerebbe, a quanto ci risulta dalle testimonianze raccolte, 20 euro al giorno con Tim e circa 1.500 euro con Vodafone, per arrivare fino a 4mila euro sulla numerazione permanente per l’intero anno». Si parla anche di servizi innovativi, che giustificherebbero ulteriori costi per le non profit, di cui però si sa ancora poco.