In Italia la povertà sanitaria è in aumento. Sono sempre di più le persone che, per questioni economiche, sono costrette a rivolgersi a enti di volontariato per ottenere gratuitamente farmaci, o che scelgono di non curarsi del tutto. Lo dice l’ultimo rapporto della Fondazione Banco farmaceutico (disponibile qui in versione sintetica), presentato il 10 novembre. «Dopo il calo registrato nell’anno precedente – si legge nel documento – la povertà assoluta torna a crescere, passando dal 5,7 al 6,1 per cento delle famiglie italiane. Complessivamente le persone povere sono 4,6 milioni, quasi 500mila in più. In Italia si spendono in media 682 euro annui a persona per curarsi, ma per le persone indigenti questa spesa scende a 123 euro».
Si tratta di una tendenza preoccupante, in linea con i dati allarmanti che da tempo si susseguono sull’aumento della povertà (o comunque sul fatto che non si sta riuscendo a contenerla) nel nostro Paese. «Gli utenti complessivi sono cresciuti moltissimo quest’anno (+37,4 per cento), per effetto dell’aumento della povertà assoluta. Si tratta dell’aumento più significativo da quando viene pubblicato questo Rapporto». Il fenomeno non è però legato solo alla povertà assoluta ma anche, probabilmente, ai problemi che la cosiddetta “classe media” sta incontrando dall’inizio della crisi: «Le difficoltà non sono solo dei poveri: oltre 12 milioni di italiani hanno dovuto limitare il numero di visite mediche o gli esami di accertamento per motivazioni di tipo economico».
Se si vuole trovare l’aspetto positivo in questa situazione, si può osservare che probabilmente l’aumento degli utenti delle strutture dedicate alla raccolta e distribuzione di farmaci è dovuto a una maggiore informazione dell’esistenza di questi servizi tra la popolazione (italiana e non), nonché al fatto che la rete di centri che rientrano nel programma sono in aumento, così come lo è la loro capacità di intervento sul territorio. «Sono 1.663 gli enti sostenuti da Banco Farmaceutico (+1,3 per cento rispetto al 2015) – si legge sempre nel rapporto –, crescono ancora al Nord (dove sono oltre il 60 per cento del totale), stazionari altrove. Il 46 per cento degli enti possono contare su un medico. […] Questi enti hanno aiutato nel 2016 oltre 557mila persone assistite, con una prevalenza al Nord Ovest (33 per cento). Si tratta mediamente del 12 per cento dei poveri assoluti italiani, percentuale che sale al 19 per cento al Nord».
Il momento dell’anno in cui si concentra maggiormente la raccolta di farmaci è nei pressi delle Giornata di raccolta del farmaco (Grf), che dal 2000 si celebra il secondo sabato di febbraio. «In occasione della Grf 2016, gli enti hanno fatto richiesta di quasi 944mila confezioni di medicinali (+8,3 per cento rispetto all’anno precedente). In tre anni la richiesta è cresciuta del 16 per cento, a seguito del costante aumento di assistiti. La crescita di richieste è stata più forte al Nord ovest (+28,6 per cento) e al Sud (+25,9 per cento). Il raccolto generato dalla Grf, pari a quasi 354mila confezioni, permette dunque di coprire il 37,5 per cento del fabbisogno degli enti, in leggera diminuzione rispetto al 40 per cento dello scorso anno».
Vi sono però ormai soggetti che negli anni hanno stabilizzato e reso costante il proprio contributo alla causa, e sono soprattutto le stesse aziende farmaceutiche («Si conferma il canale più significativo dal punto di vista del raccolto: nei primi otto mesi sono state donate oltre 800mila confezioni, per un controvalore in termini monetari di oltre 6 milioni di euro»), nonché le farmacie «Nel 2016 hanno aderito alla Grf 3.681 farmacie. Sono dunque cresciute del 10 per cento in tre anni, anche se nell’ultimo anno se ne sono aggiunte solo 16: in ogni caso siamo di fronte all’adesione di una farmacia su cinque esistenti»).
Un aspetto fondamentale, al fine di rendere sempre più capillari ed efficaci le pratiche di recupero dei farmaci intatti e non scaduti, è quello legislativo. La legge Gadda contro lo spreco alimentare si è occupata anche di farmaci, ma c’è ancora tanto da fare per creare una cultura condivisa di lotta allo spreco. Su QuotidianoSanità.it si legge di un’interessante proposta di legge presentata dal senatore e presidente della Fofi (Federazione ordini farmacisti italiani) Andrea Mandelli, assieme al senatore D’Ambrosio Lettieri, «per rendere più semplice anche la donazione da parte delle aziende farmaceutiche di quei farmaci destinati ad essere esclusi dal circuito commerciale per motivi formali – per esempio i difetti di confezionamento – ma per il resto identici a quelli dispensati in farmacia».
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