I gruppi di auto-mutuo-aiuto sono una realtà in costante espansione nel nostro Paese. Solo due anni fa ce n’erano circa 8mila su tutto il territorio (di cui circa 900 in Lombardia). Oggi hanno superato i 10mila (quelli lombardi sono oltre mille). Si tratta di un modo di affrontare i problemi sociali che fa appello al senso di comunità, contribuendo a rafforzarlo. La loro organizzazione è piuttosto spontanea, l’unica regola non scritta è non andare oltre le 10 persone. La periodicità degli incontri è a discrezione dei componenti, così come il tema su cui ci si vuole concentrare. «Poco meno della metà sono impegnati a vario titolo nel sostenere chi è entrato nel tunnel dell’alcolismo (gli alcolisti stessi ma anche i familiari, in particolare i figli)», scriveva Gabriella Meroni su Vita il 21 febbraio. Le tipologie sono però complessivamente molte di più: almeno 123, secondo un’indagine Ocse del 2002. Ovviamente, data la loro azione specifica sui problemi del momento, il tema affrontato dai vari gruppi è molto legato all’attualità, come spiega Amadio Totis, presidente di Amalo (Auto mutuo aiuto Lombardia): «Negli ultimi anni si sono moltiplicate le richieste per due tipi di sostegno: quello rivolto alle persone dipendenti dal gioco d’azzardo, in particolare dalle slot machine, e quello destinato in generale al disagio lavorativo».
Per capire meglio di che si tratta riportiamo le parole di Rosaria Di Chiacchio, psicologa anconetana dipendente Asl, da anni coinvolta nella rete Ama anche come vicepresidente del cooordinamento marchigiano: «Non si tratta di una psicoterapia, ma di riunioni tra “pari”, persone che vivono una stessa situazione e quindi, anche senza saperlo, sono già “esperte” del problema. I facilitatori, cioè i volontari che conducono i gruppi, sono necessari solo perché abili nel tirare fuori e mettere in gioco le risorse che i partecipanti hanno dentro di sé». Un po’ come la maieutica di Socrate per i suoi allievi, l’attività dei volontari serve solo a portare a galla ciò che già c’è in ogni partecipante, ma questi non se ne rende conto. Niente lezioncine o incontri con l’esperto, ma aiuto reciproco facendo appello alle proprie forze e a quelle degli altri.
Quello del facilitatore (che non è una figura obbligatoria per avviare un gruppo) è quindi un ruolo chiave: con la sua attività di moderazione e coordinamento egli può fare decollare le potenzialità del gruppo. Ecco perché l’associazione Amalo ha iniziato a proporre dei corsi di formazione per promotori/facilitatori: «Il promotore dei gruppi di auto mutuo aiuto, volontario o professionista, è colui che può attivare e sostenere la nascita e lo sviluppo dei gruppi Ama nel territorio o all’interno delle organizzazioni», spiega Greta Stucchi di Amalo. «I corsi si rivolgono a professionisti dei servizi sociali, sanitari ed educativi, ma anche a cittadini e volontari, e offrono la possibilità di acquisire conoscenze, abilità e supporti operativi utili a promuovere o facilitare gruppi e reti di auto mutuo aiuto». Si tratta di una funzione che può trasformarsi anche in un lavoro. Ferma restando la gratuità del servizio per i componenti del gruppo, è possibile che il promotore lavori all’interno di progetti coperti da finanziamenti che prevedano anche la retribuzione della sua figura. Segnaliamo quindi questo sito per trovare tutte le informazioni in merito ai corsi di formazione, che sono in gran parte gratuiti, salvo quello di II livello, che si sviluppa su sette giornate e ha un costo di partecipazione di 280 euro.