Capita a volte che da un incontro casuale si scoprano nuove strade, nuove iniziative. Fino a qualche giorno fa non conoscevamo lo scrittore burkinabè Cleophas Adrien Dioma. Poi l’incontro al Festival di Internazionale a Ferrara, e oggi la scoperta che egli da dieci anni organizza a Parma, la città che l’ha adottato dopo le sue peregrinazioni per il Sud Italia, una rassegna dal titolo “Ottobre africano”. Venti giorni, dal 7 al 27 ottobre, per conoscere culture ed espressioni artistiche africane, in un’ottica di dialogo e reciproca conoscenza.
«Parlare dei rapporti tra Italia e Africa (colonizzazione, rapporti culturali, commerciali, cooperazione) è ancora molto spesso complicato -si legge sul sito-. E non tanto -o non solo- per l’oggettiva complessità degli argomenti, ma anche per le particolari vicende che hanno condotto alla fine del colonialismo italiano e al silenzio sulla fase “postcoloniale” dei rapporti tra l’Italia e i suoi ex possedimenti in Africa. […] Quest’anno il Festival Ottobre Africano 2012, decima edizione, cercherà, attraverso conferenze, cinema, presentazione di libri, non solo di tratteggiare i rapporti tra l’Italia e l’Africa sul piano storico, culturale ed economico, ma anche di affrontare i temi dell’accoglienza, dell’integrazione, della cittadinanza, per rispondere all’interrogativo sulla possibilità di futuro condiviso, dove le seconde generazioni siano finalmente italianiafricani». La parola a Dioma per introdurre percorsi e stati d’animo che hanno portato alla realizzazione di questa importante iniziativa, mentre vi invitiamo a consultare il programma completo cliccando qui.
«10 anni. É passato il tempo. Quando tre ragazzi africani hanno creato quasi per caso un festival dal nome Ottobre Africano. Eravamo nel lontano 2002. Appena arrivati a Parma. Parlavamo poco italiano. Ma avevamo già la voglia di parlare di Africa. Di parlare di noi. Di parlare d’immigrazione. Ci ricordiamo ancora la prima manifestazione: una mostra fotografica, un video-documentario, una conferenza e tanto entusiasmo. Nessuno pensava che saremmo arrivati a una decima edizione. Ma pian piano, strada facendo, camminando con questa città, con la gente di questa città, siamo diventati un festival culturale. Un festival che parla di Africa ma non solo. Un festival che parla di Italia. Che parla di incontri, di conoscenza. Quest’anno malgrado i tagli, le difficoltà economiche, le difficoltà tout court siamo ancora pronti a presentare una nuova edizione del nostro, del vostro festival. Presenteremo ancora dei libri, proietteremo dei film, terremo degli incontri per ragazzi e adulti. Delle conferenze con africani, italiani. Persone. Assaggeremo cibi di cucina africana.
Ma la novità della decima edizione è lo Spazio Africa. Uno spazio per l’Africa di Parma. Questo spazio sarà animato e in movimento durante la settimana che va da sabato 13 alla domenica 21 ottobre con mostre, mini stand, mini concerti, giochi per bambini, laboratori, in collaborazione con le comunità africane che vivono nella città di Parma. E in collaborazione con la boutique Factory Parma a fianco, saranno organizzati altri eventi come letture poetiche, presentazione di libri, aperitivi. E non possiamo dimenticare i giovani. I ragazzi africani, nati o cresciuti qui in Italia. Qui a Parma. In collaborazione con i centri aggregativi della città, con le associazioni di ragazzi di seconda generazione, con gli studenti africani dell’università di Parma e con il Tavolo Immigrazione, organizzeremo conferenze, concerti, teatro. Momenti per parlare della loro quotidianità, delle loro aspirazioni, della vita in questa loro città.
La decima edizione del festival Ottobre Africano è anche un’edizione di transizione. Un momento di bilancio. Di riflessione. Con la voglia non solo di potere continuare ma sopratutto di creare un ponte. Arrivare alla realizzazione di un festival gemello in Burkina Faso. Alla creazione di un circolo di cultura italiana a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. E questo lo potremo fare se abbiamo ancora la città di Parma con noi. La gente. Le persone. Noi ci siamo, sperando che ci siate anche voi. Con noi. Buon festival».