Oggi vi proponiamo di vedere un video, pubblicato qualche giorno fa, in cui Ilaria Bidini, donna di 31 anni con osteogenesi imperfetta, legge davanti alla telecamera una serie di insulti ricevuti sui social network. «Cyber nana, così ti chiamiamo ad Arezzo», «Ma lo vedi quanto fai schifo?», «Tu sei il mostro di Arezzo». Questo un piccolo assaggio del lungo e desolante elenco a cui sarete sottoposti se deciderete di cliccare sul link pubblicato in alto. Circa tre minuti non proprio edificanti, che mettono in mostra quanto possa essere crudele e spietato l’essere umano, soprattutto quando può nascondersi comodamente dietro un nickname.
La tipologia di video riprende, nell’idea, quella che è diventata ormai una sorta di rubrica fissa di un popolare programma televisivo statunitense, Jimmy Kimmel Live, che si chiama Celebrities Read Mean Tweets (“personaggi famosi leggono tweet meschini”) (qui un episodio). Dentro c’è un po’ di tutto, dal sessismo al razzismo, alla battuta sarcastica e all’insulto gratuito, e le celebrities reagiscono in modo diverso: c’è chi ride divertito, chi mantiene il distacco, chi ancora si arrabbia o scoppia in lacrime. Il fatto di subire insulti, tanti, da persone sconosciute, dev’essere strano oltre che doloroso. Tornando alla storia di Ilaria, alla gratuità degli insulti si aggiunge il fatto che a scriverli sono spesso suoi concittadini (probabilmente pochi, ma molto attivi), dunque non c’è quel distacco che inevitabilmente si instaura tra privato (privatissimo) utente e personaggio dello showbiz. «Ilaria con il tempo ha sviluppato una corazza “anche se questi commenti mi fanno ancora piangere, qualche volta” – si legge su YouMedia –. Ilaria, oggi, ha acquisito autostima e consapevolezza. “Ma non è sempre andata così, ho vissuto momenti duri. Ho pensato anche a quella scelta estrema che qualche adolescente fa. Sarebbe stato uno sbaglio, ma ci sono andata vicino, molto vicino”».
Nessuna legge proteggerà mai probabilmente Ilaria e altre persone che ricevono insulti online da questi atti di cyberbullismo. Certi fenomeni si sconfiggono solo con la cultura, con la riflessione. Ilaria ha scelto di non vivere la propria condizione solo come fatto personale, ma di impegnarsi per il superamento delle barriere architettoniche nella sua città. «Arezzo non è una città molto accessibile – ha dichiarato ad Arezzo Notizie –: ci sono alcuni locali recenti dove è possibile entrare, alcuni che si sono dotati di pedana, ma per il Corso invece è tutto più difficile. Nessun problema per le piazze aretine, mentre tra i siti museali e d’arte che ho frequentato ci sono la Galleria d’arte contemporanea di piazza San Francesco e il museo Caio Clinio Mecenate all’anfiteatro». Per chi volesse seguirla, Ilaria è una youtuber e il suo canale si chiama Mitsu851. Dentro si parla di disabilità, barriere architettoniche, ma anche vita personale, manga e videogiochi.