“Quando l’innovazione, che di per sé non avrebbe colore politico, diventa preda della battaglia elettorale o degli interessi di parte, le informazioni vengono distorte, la tematica si polarizza e diventa terreno fertile per il proliferare di disinformazione”. Un articolo di Francesco Suman sul Tascabile.

L’Intelligenza Artificiale impatterà sul 40% delle professioni a livello globale, secondo un rapporto del Fondo Monetario Internazionale. La diffusione delle fonti rinnovabili invece sta cambiando il modo in cui viene consumata l’energia, favorendo l’autoproduzione da piccoli impianti, magari gestiti da comunità energetiche. Le nuove tecniche di editing genetico rendono possibili applicazioni rivoluzionarie tanto in ambito agricolo, con lo sviluppo di colture più resistenti a un clima siccitoso, quanto in ambito medico, dalla terapia genica ai vaccini a mRNA. Le tecnologie quantistiche promettono calcoli esponenzialmente più veloci dei computer classici, sistemi di comunicazione non intercettabili, sensori capaci di raccogliere dati per comprendere e gestire sistemi complessi come il traffico o il cervello. Elon Musk ha da poco avviato la fase di sperimentazione umana di Neuralink, impresa che mira a permettere di controllare dispositivi digitali con un chip installato nel sistema nervoso.

La lista potrebbe proseguire. Alcune applicazioni possono preoccupare, preannunciare l’avvento di una società distopica, altre danno speranza per un futuro migliore. L’umanità non si è mai trovata a gestire così tanta innovazione tecnologica tutta in una volta e circa la metà della popolazione mondiale, quasi 4 miliardi di persone in 64 diversi Paesi, nel corso di quest’anno dovrà decidere da chi farsi governare. In un mondo attraversato da sfide epocali, le elezioni del 2024 saranno anche un referendum globale sull’innovazione.

A tal riguardo sono interessanti i dati raccolti dall’ultimo Edelman Trust Barometer, agenzia di consulenza che da oltre 20 anni monitora i livelli di fiducia nei confronti di istituzioni, imprese private, media, organizzazioni non governative, nuove tecnologie. Il sondaggio ha coinvolto 32.000 persone in 28 Paesi, dall’Argentina agli Emirati Arabi, dalle democrazie occidentali alla Cina, e ha trovato che la maggior parte delle persone è convinta che l’innovazione tecnologica non sia gestita e regolamentata in modo adeguato, che la società stia cambiando troppo rapidamente e in un modo che non va a vantaggio di tutti, ma solo dei più ricchi. Questi risultati si sommano a una serie di tendenze che il rapporto ha evidenziato dall’inizio del nuovo millennio: discredito delle autorità, disordine informativo (o infodemia) e polarizzazione delle opinioni.

Nell’attuale crisi di fiducia, anche l’innovazione tecnologia e le promesse dirompenti che la accompagnano rischiano di finire sotto una cattiva luce, a meno che non vengano governate a dovere. “La critica nei confronti dell’innovazione può essere però anche utile”, sottolinea Federico Neresini, sociologo della scienza dell’Università di Padova, “perché illumina aspetti che inizialmente non erano stati considerati dai suoi sostenitori, evidenzia meccanismi di esclusione o di svantaggio ai quali non si era pensato, pone in discussione il sostegno preconcetto dell’innovazione basato sulla convinzione che il nuovo corrisponda necessariamente al meglio per tutti”.

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(Foto di Towfiqu barbhuiya su Unsplash)

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