In questo periodo di grande successo per le serie televisive, molti avranno fatto almeno una volta l’esperienza del binge-watching. Molto meno comune è invece quella del binge-reading. Ne ha parlato Ben Dolnick, che di mestiere fa lo scrittore, in un articolo per il New York Times. Per chi non lo sapesse, con binge-watching si intende la pratica di guardare un gran numero di puntate di una serie una dopo l’altra. Approfittando di un weekend senza particolari programmi, o di una nottata insonne, è possibile guardare intere serie dall’inizio alla fine. Oppure portarsi avanti di qualche “stagione”, se ci si sta rimettendo in pari su una serie iniziata da anni e ancora in corso. L’offerta di produzioni è ormai talmente vasta che è praticamente impossibile ritrovarsi senza sapere cosa guardare, e ormai ci sono serie pensate per le nicchie di pubblico più diverse, dai più esigenti in termini di sofisticazione di trame e personaggi alle uscite pensate per spettatori “di bocca buona”.
Più si legge, più aumenta il piacere della lettura
Il binge-reading, meglio specificarlo subito, non è un termine realmente in uso. Le immersioni nella lettura si fanno da qualche secolo, anche se probabilmente non sono mai state un fenomeno di massa. Andiamo oltre le considerazioni su cosa leggere, perché ci porterebbero altrove. Spesso gli appelli all’importanza della lettura mancano di specificare che la selezione del materiale ha un peso notevole nel modellare l’esperienza. Si scrivono e si pubblicano cose ignobili e sublimi, mediocri ed eccellenti. Il primo passo è scegliere, e non sempre siamo pronti a farlo. Ma andiamo oltre questo aspetto, per mettere in luce un’osservazione interessante contenuta nel pezzo di Dolnick. La durata e l’intensità delle sessioni di lettura modificano il nostro “stile” di lettura. Dolnick racconta che nell’ultimo periodo si era abituato a leggere qualche pagina prima di addormentarsi, un’attività che non durava più di cinque-dieci minuti, dopo i quali il sonno aveva la meglio. «Questo stile di lettura, ho realizzato, mi aveva proiettato in un circolo vizioso – scrive –. Leggevo sempre meno perché ne traevo sempre meno godimento, il che rendeva la lettura ancora meno piacevole, cosa che mi portava a leggere ancora meno». Leggere solo qualche minuto al giorno è un’abitudine che “annacqua” l’esperienza della lettura, impedendo di cogliere i diversi livelli di narrazione contenuti nei libri (quelli buoni per lo meno). «Ma libro dopo libro, se vai avanti dopo un finale di capitolo, e poi dopo un’altro ancora, succede qualcosa di incredibile. Sottotrame altrimenti oscure fino all’incomprensibilità all’improvviso vedono la luce. Piccoli scherzi, eco, separati da decine o centinaia di pagine, si fanno largo frusciando nella foresta del testo».
Il problema è cominciare
Uno dei più gravi “difetti” dei libri, osserva Dolnick, è che «non c’è un team di ingegneri brillanti e vagamente sinistri impegnato a inventarsi modi per indurci al binge-reading. Non c’è nessuna tecnologia di auto-play che ci conduce soavemente da un capitolo all’altro. Ci sei solo tu, nel silenzio della tua stanza con una fine capitolo davanti e il tuo telefono appoggiato sul mobile che ti chiama gentilmente. Nessuno ti sgriderà se rimetti “Il conte di Montecristo” sul comodino dove è sempre stato». La parte difficile è fare quel clic iniziale, e considerare il fatto di passare una serata leggendo come una delle possibilità tra cui scegliere. Leggere a grandi sorsate, piuttosto che a piccoli sorsi, cambia l’esperienza di lettura e rende più abili nel capire se il libro cominciato fa per noi. «Quando trovo il libro giusto – scrive Dolnick –, e lo leggo nel modo giusto, leggere diventa divertente. Una di quelle cose che fanno venire il formicolio alla testa e la pelle d’oca. È un sogno vivido e continuo che in qualche modo arriva da fuori ma prende slancio da dentro, e bisogna essere svegli per questo». Speriamo vi sia venuta un po’ di curiosità. In ogni caso, se una sera la connessione a internet dovesse lasciarvi a piedi, vi invitiamo a ripensare a queste parole.