Da alcuni giorni è molto commentato un dato secondo cui il 51 per cento dei quindicenni italiani non sarebbe in grado di capire un testo scritto. Un dato molto preoccupante, se fosse vero, che parlerebbe di un analfabetismo di fatto di oltre la metà dei giovani di quell’età. I giornali (e alcuni politici) l’hanno ripreso e commentato, forse attratti proprio dalla gravità del dato in sé, talmente clamoroso da dare vita a grandi prove di titoli a effetto e articoli che si limitano a ribadire il concetto.
Peccato che non sia vero, come spiega Carlo Canepa su Pagella Politica. «In breve – spiega Canepa – la percentuale del 51 per cento non fa riferimento né ai quindicenni né alle competenze in italiano, men che meno alla comprensione del testo».
Il dato ha iniziato a circolare dopo l’apertura dell’evento Impossibile 2022, organizzato da Save The Children a Roma tra il 19 e il 22 maggio. Il report che prende il nome dall’evento conteneva un’informazione diversa da quella riportata, che si deve all’intervento del presidente dell’associazione Claudio Tesauro. Questo infatti il testo contenuto nel report: «Parliamo della dispersione scolastica implicita, cioè del fatto che il 44 per cento di ragazzi e ragazze alla fine della scuola secondaria superiore non è in grado di raggiungere un livello minimo di competenze in italiano, percentuale che sale al 51 per cento per la matematica. Questo significa non riuscire a comprendere il significato di un testo scritto, saper svolgere un ragionamento logico, fare un semplice calcolo aritmetico».
Qui emergono i primi due errori, ossia l’inversione delle due percentuali e l’età degli studenti: secondo il report sarebbe infatti il 44 per cento (non il 51) degli scolari alla fine della secondaria superiore (non i quindicenni) a non raggiungere un livello minimo di competenze in italiano.
Con dispersione scolastica implicita si fa riferimento agli studenti che, pur completando il percorso di studi, non raggiungono le competenze minime in italiano, matematica e inglese, cioè il livello 2 secondo l’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo). «Secondo i dati Invalsi più aggiornati – scrive Canepa –, nel 2021 la dispersione scolastica implicita colpiva il 9,5 per cento degli studenti in Italia, in crescita rispetto al 7 per cento del 2019, con ampie differenze tra le regioni (dal 2,6 per cento del Nord al 14,8 per cento del Sud)». Per quanto riguarda dunque gli studenti alla fine del percorso scolastico non c’è traccia del 44 o del 51 per cento.
Secondo la ricostruzione di Canepa, il dato errato riportato da tutti i giornali arriva dai risultati delle prove Invalsi 2020-2021, dove effettivamente si parla di un 44 per cento e un 51 per cento di studenti all’ultimo anno delle superiori che non raggiungevano “risultati adeguati”, rispettivamente in italiano e matematica.
L’errore di interpretazione (al di là dell’inversione delle percentuali e del fatto che, ancora una volta, non si parla di quindicenni), riguarda la definizione di “risultati adeguati”. «Per quanto riguarda l’italiano, l’Invalsi ritiene che uno studente ha raggiunto competenze adeguate se rientra dal livello 3 in su. Ma come abbiamo visto sopra, anche chi si ferma al livello 2 ha comunque la capacità di leggere un testo e di comprenderlo, seppure in maniera più limitata rispetto a chi si trova nei tre livelli superiori. Se si guarda ai dati della terza media, un’età abbastanza vicina ai quindicenni, si scopre poi che il 15 per cento circa degli studenti l’anno scorso si fermava al livello 1, quello più associabile all’incapacità di leggere e capire un testo».
Concludendo, di certo nell’istruzione italiana non mancano i problemi, soprattutto in certe aree del paese. È bene però che il dibattito e le proposte partano dai dati reali, che, proprio come l’italiano e la matematica, prima di essere commentati devono essere compresi.
(Photo by Ben Mullins on Unsplash)
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