Ne abbiamo parlato poco tempo fa e ora in molti sembrano essersi resi conto dell’importanza del tema: i debiti della pubblica amministrazione verso aziende ed enti devono essere sbloccati al più presto per scongiurare ulteriori danni all’economia nazionale. Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà, intervistato da Vita, invita a riflettere sul fatto che tra le parole e i fatti potrebbe esserci una voglia non confessata di tirare per le lunghe. Ecco perché.

La prima reazione alla notizia del via libera da parte di Bruxelles allo sblocco (almeno parziale) dei debiti della pubblica amministrazione, è un liberatorio «finalmente». Ma poi Giuseppe Guerini, presidente di Federsolidarietà, portavoce per le coop sociali dell’Allenza delle cooperative, si rimette sul chi va là: «Le parole di Grilli su un possibile decreto mi lasciano un po’ perplesso».

Partiamo dai numeri: a quanto ammontano i debiti nei vostri confronti?
A circa 6 miliardi di euro (che arriva a circa 8 miliardi, considerando l’intero comparto non profit, ndr). Una cifra molto vicina al fatturato aggregato delle nostre cooperative. Questo per dire che per molti dei nostri enti, in particolare a Napoli e in Sicilia dove i ritardi dei pagamenti arrivano anche a 600 giorni, si tratta di una questione di vita o di morte.

Ora però si vede la fine del tunnel?
Così pare, anche se non capisco perché il ministro dell’Economia Vittorio Grilli si sia affrettato a chiedere un decreto d’urgenza, che eventualmente servirà per modificare il patto di stabilità. Per sbloccare i pagamenti sarebbe sufficiente una circolare che dica ai comuni -molti dei quali hanno i fondi già in cassa- di liquidare i pagamenti che hanno già contabilizzato.

Teme un’imboscata?
I precedenti non sono rassicuranti.

In che senso?
Le faccio un esempio: qualche giorno fa con il ministro della Giustizia Severino abbiamo sottoscritto un protocollo per mettere a disposizione del lavoro dei carcerati 16 milioni di euro. Sembrava tutto a posto, ma i fondi ancora non si vedono.

Perché?
Pare che ci siano resistenze da parte del Tesoro. Ecco non vorrei vedere lo stesso film anche sulla riscossione dei crediti.

Fino ad oggi la procedura prevista era quella della certificazione dei crediti. Quante cooperative sociali vi hanno ricorso?
Non molte, il meccanismo è farraginoso. Anche perché in alcune zone, Napoli per esempio, le banche non sono disposte a rilevare il credito. Tanto che stiamo pensando di ricorrere a vie giudiziarie. In ogni caso l’invito che faccio alle cooperative è di non abbandonare questa strada. A meno finché non avranno davvero riscosso quanto spetta loro.