Molta di quella che consideriamo cucina “tradizionale” italiana non ha più di settant’anni. È una realtà storica ormai ben ricostruita, anche se spesso facciamo fatica ad ammetterlo. “La ricerca spasmodica di un’identità – scrive sul Tascabile Niccolò Protti – si è impossessata delle radici e della storia e, di conseguenza, si è trasformata in un eterno presente senza passato e senza futuro.

Nel novembre del 1944 il fisiologo americano Ancel Keys, noto per aver inventato la celebre “razione K” in dotazione all’esercito statunitense durante la Seconda guerra mondiale, diede avvio al Minnesota Starvation Experiment. Si trattava di un importante e controverso studio con l’obiettivo di simulare le condizioni di fame che milioni di persone stavano affrontando in Europa a causa della guerra, per esplorare gli effetti della denutrizione sul corpo e sulla mente umana. Trentasei giovani uomini si offrirono volontari per sottoporsi a sei mesi di dieta fortemente ipocalorica – circa 1800 chilocalorie giornaliere – a cui avrebbe fatto seguito un periodo di riabilitazione. Nel corso dell’esperimento, i volontari persero peso e forza, ma svilupparono anche gravi conseguenze psicologiche, come depressione e ossessione per il cibo. Ancora diverse furono le conseguenze durante il successivo periodo di riabilitazione, poiché i volontari, nonostante avessero ricevuto istruzioni su alcune corrette abitudini da mantenere e procedure da seguire, decisero deliberatamente di mangiare di tutto, andando incontro a problemi di sovrappeso e obesità, oltre al fatto che non ricordavano nemmeno più quale fosse il loro regime dietetico prima della riabilitazione.

L’esperimento scatenò un’accesa polemica in ambito nutrizionale con strascichi che arrivano sino ai giorni nostri: a rispolverare lo studio di Keys sono stati di recente Alberto Grandi, docente di Storia del cibo all’Università di Parma e Daniele Soffiati, coautore assieme a Grandi del podcast DOI – Denominazione di Origine Inventata e del saggio La cucina italiana non esiste, oltre a Vito Teti antropologo e autore di Dieta mediterranea. Realtà, mito, invenzione. Il motivo è che il Minnesota Starvation Experiment si inserisce perfettamente nell’operazione di decostruzione della cucina italiana promossa da Grandi, Soffiati e Teti, ed è paradigmatico per comprendere al meglio il comportamento degli italiani nei confronti del cibo durante il boom economico, periodo in cui per la prima volta nel nostro Paese si iniziò a respirare un’aria di benessere collettivo. Ma è necessario fare un salto indietro per contestualizzare.

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(Foto di Amber Maxwell Boydell su Unsplash)

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