Alla fine stanno riuscendo a “depotenziare” il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili. Dopo un accordo decisivo per votare la legge così com’è, il passo indietro del M5S ha portato il governo a fare accordi con l’Ncd, che per prima cosa ha chiesto lo stralcio della stepchild adoption. L’evoluzione della vicenda purtroppo non ci sorprende. Ecco quanto scrivevamo su ZeroNegativo il 22 dicembre 2015: «È facile prevedere che alla fine la legge sulle unioni civili ci sarà, ma prevederà solo un cambiamento di facciata, senza andare a toccare le questioni davvero importanti. Su tutte, quelle economiche (reversibilità della pensione, diritto all’eredità), oltre alla più scottante, ossia la possibilità di accedere all’adozione da parte di coppie gay. Sarà più o meno un registro, una banca dati che raccoglierà l’elenco delle persone che avranno quindi la possibilità di andare in Comune a registrare la propria unione. Sarà “concessa” la gioia di condividere quel momento simbolico con amici e parenti ma poi, passata la sbornia, cambierà poco nella coppia. Il “momento simbolico” sarà la vittoria della politica, supportata dai servizi giornalistici che andranno a riprendere le prime coppie civilmente unite della storia repubblicana, con tanto di baci, abbracci, e rapide interviste da “giorno più bello della mia vita”. Poi la vita proseguirà più o meno come prima, con le stesse difficoltà e la stessa frustrazione per diritti negati che in sempre più Paesi sono la normalità».
Secondo le previsioni giornalistiche pubblicate nelle ultime ore, il prossimo passo del governo potrebbe essere eliminare il comma relativo alla stepchild adoption e porre la questione di fiducia sulla legge, per farla approvare senza emendamenti. Non solo: dal centrodestra c’è chi contesta anche la reversibilità delle pensioni. Cosa succederà quando il governo cederà anche su quella? Lo scenario che descrivevamo a dicembre si fa sempre più realistico. Si consegna il Paese ai capricci di un partitino nato in Parlamento, che alle consultazioni a cui ha partecipato non ha mai preso più del 5 per cento (più spesso si è fermato molto al di sotto), eppure esprime due ministri, due viceministri e un’infinità di sottosegretari. Un vero peccato che il M5S, che dalla sua può vantare un consenso molto più ampio costruito “sul campo” e non grazie a manovre politiche, si sia fatto sfuggire la possibilità di associare il proprio nome all’approvazione di una legge storica per i diritti civili in Italia. Nel non accettare il meccanismo del “canguro”, che avrebbe evitato di dover discutere e votare le migliaia di emendamenti presentati da chi fa ostruzionismo, ha consegnato il disegno di legge a un destino incerto. Peraltro, se si dovesse utilizzare lo strumento della questione di fiducia, il testo arriverà comunque alla votazione “blindato”, cioè non modificabile, e poi sarà approvato grazie ai voti della coalizione di governo. Sarà dunque Ncd (oltre al Pd) a “metterci la faccia”, consegnando alla storia una legge brutta e inefficace.
È importante a questo punto ricordare che di fatto la legge italiana prevede già la stepchild adoption, solo che per ottenerla al momento è necessario superare un iter lungo e tortuoso. Questo dimostra anche l’ipocrisia di chi vi si oppone mettendo di mezzo un altro istituto, la maternità surrogata, che in Italia è vietata e continuerà a esserlo anche dopo la legge Cirinnà, che infatti non ne parla. Comunque, nei Paesi in cui questa è prevista, sono prevalentemente le coppie eterosessuali a usufruirne, senza che questo abbia portato a fenomeni apocalittici di corruzione dei valori che non riusciamo nemmeno a immaginare. Per contro, la convinzione che avere genitori omosessuali sia un danno per i bambini nasce dal pregiudizio e non ha alcuna base scientifica. Dovrebbe essere chi sostiene questa tesi a fornire prove in suo favore, invece sono paradossalmente gli accusati a dover dimostrare l’insensatezza dell’accusa. E le prove ci sono. La New Yorker Columbia University ha preso in considerazione 77 studi realizzati su famiglie omogenitoriali, e in 73 casi ha constatato che i figli non si sviluppano in maniera diversa da quelli cresciuti in famiglie eterosessuali. Nei 4 casi rimanenti il problema non riguardava i figli ma gli studi stessi, che per come sono stati condotti non sono risultati attendibili. L’onere della prova, dunque, è ampiamente assolto, seppure non dovuto. Eppure la sentenza, probabilmente, non cambierà, non subito.
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