Noi italiani dobbiamo ancora capire esattamente di cosa stupirci. Riuscire a distinguere ciò che è ordinaria amministrazione da ciò che invece esce dai binari del prevedibile. Citiamo due episodi, molto distanti ma utili a declinare meglio il concetto. Il primo è relativo alla strage di Firenze del 13 dicembre 2011, in cui, oltre all’omicida Gianluca Casseri, hanno perso la vita due senegalesi e sono rimasti feriti tre loro connazionali. Tra le numerose reazioni seguite alla tragedia, molti sono stati colpiti da questo video. Forse perché a parlare è una persona di colore, forse perché lo fa con una proprietà di linguaggio e una competenza notevoli, e questo fa a pugni col nostro pregiudizio, grande o piccolo che sia, verso gli immigrati.
Chi ha messo online quel video l’ha intitolato “Discorso di un senegalese umilia la stupidità di CERTI italiani”. Ma chi parla non è semplicemente “un senegalese”, si chiama infatti Pape Diaw, è portavoce della comunità senegalese, ed è stato per cinque anni consigliere comunale a Firenze nel centrosinistra. Nel breve tempo a sua disposizione, Diaw denuncia la situazione degli immigrati in Italia, sottolineando peraltro la questione dell’ius soli (il diritto alla cittadinanza per residenza sul territorio, e non per discendenza da un cittadino italiano). Ecco, di questo stato di cose sarebbe opportuno stupirsi, non del fatto che sia un senegalese ad argomentarlo.
L’altro episodio riguarda il calcio e le scommesse. Simone Farina, giocatore di serie B, ha rinunciato all’offerta di 200mila euro in cambio della sua complicità nell’influenzare il risultato di una partita, denunciando il reato alla magistratura. Bravo, giusto, così si fa. In Italia basta un gesto del genere per passare direttamente, da buoni cittadini, al titolo di eroi, tra lo stupore generale. Con tanto di Joseph Blatter che nomina l’imbarazzato giocatore ambasciatore del fair play: lo stupore varca i confini nazionali.
Farina ha fatto ciò che ogni onesto lavoratore dovrebbe fare in una situazione simile. «Sventurata la terra che ha bisogno d’eroi», diceva Brecht, come ricorda Massimo Gramellini nel suo pezzo di ieri. Forse la via d’uscita è iniziare a sentirsi tutti un po’ eroi, nel proprio piccolo, ogni volta che di fronte a un bivio non si prende la via più semplice. Ci aiuterà a crescere come Paese e come persone, e a sentirci meno soli nell’affrontare la complessità in cui siamo immersi.