C’è un certo accordo ormai sul fatto che il coronavirus responsabile della sindrome da COVID-19 si trasmetta per via aerea. La conseguenza più tangibile di questo l’abbiamo avuta già nelle prime fasi della pandemia, quando la preoccupazione principale per limitare il contagio si è spostata dalla disinfezione delle superfici (pratica comunque raccomandabile) all’uso di mascherine e all’obiettivo di limitare la concentrazione di persone in uno stesso luogo, soprattutto al chiuso. Tuttavia, è molto difficile dimostrare in laboratorio questa correlazione, quindi siamo costretti a basarci soprattutto su prove indirette.

Droplet o aerosol

Ne ha scritto nei giorni scorsi la rivista scientifica Lancet, spiegando che se un virus si diffonde prevalentemente attraverso grandi goccioline prodotte dalla respirazione che cadono rapidamente, le misure chiave per contrastarlo sono la riduzione del contatto diretto, la pulizia delle superfici, le barriere fisiche, la distanza fisica, l’uso di mascherine nel range di caduta delle gocce, l’igiene respiratoria e indossare protezioni di alto livello solo per le procedure sanitarie che generano aerosol.

Se un virus si trasmette invece per via aerea, le cose sono molto diverse. Una persona potrebbe essere infettata quando inala aerosol prodotto dall’espirazione di un’altra persona o quando questa parla, grida, canta, starnutisce o tossisce. Ridurre il contagio con un virus del genere richiede misure che evitino l’inalazione di aerosol, tra cui la ventilazione degli ambienti, il filtraggio dell’aria, la riduzione degli assembramenti e del tempo trascorso in ambienti chiusi, l’uso di mascherine (che devono essere di qualità e ben indossate) quando si è al chiuso e una protezione maggiore per il personale sanitario.

Le prove indirette

La trasmissione per via aerea dei virus è difficile da dimostrare direttamente. Per questo motivo non si deve dare troppo peso al fatto che i risultati degli esperimenti che cercano di evidenziare questa correlazione ottengano risultati contrastanti o poco convincenti (come avvenuto di recente). Ci sono infatti decenni di ricerche scrupolose volte a rilevare in maniera indiretta questa correlazione, a supporto della tesi che il SARS-CoV-2 si trasmetta principalmente per via aerea. Di seguito le dieci prove messe assieme da Lancet:

  1. Innanzitutto, gli “eventi superdiffusori” hanno dimostrato di avere un ruolo importante nella diffusione del coronavirus, e forse ne sono addirittura il canale principale. Analisi dettagliate di comportamenti e interazioni, dimensione degli spazi e altre variabili che intervengono in concerti, crociere, case di cura e strutture correttive hanno portato a conclusioni coerenti con la tesi della diffusione per via aerea.
  2. La trasmissione a lungo raggio del SARS-CoV-2 tra persone in stanze adiacenti, ma mai in compresenza, è stata documentata negli hotel in quarantena. Evidentemente in caso di alta concentrazione virale nell’aria è sufficiente entrare a contatto con il virus attraverso gli impianti d’aerazione.
  3. La trasmissione asintomatica o presintomatica del SARS-CoV-2 da persone che non tossiscono o starnutiscono è probabilmente responsabile di almeno un terzo, e forse fino al 59 per cento, di tutte le trasmissioni a livello globale. Misurazioni dirette mostrano che parlare produce migliaia di particelle di aerosol e poche goccioline grandi, il che supporta la tesi della diffusione per via aerea.
  4. La trasmissione del coronavirus è più alta all’interno che all’esterno ed è ridotta sensibilmente dalla ventilazione dei locali.
  5. Le infezioni negli ospedali sono state documentate in strutture che hanno seguito precauzioni rigorose incentrate sul controllo dei contatti e dei droplet e l’uso di dispositivi di protezione individuale progettati per proteggere contro l’esposizione a goccioline pesanti ma non ad aerosol.
  6. Il SARS-CoV-2 è stato rilevato nell’aria in stato vitale. In esperimenti di laboratorio, è rimasto infettivo nell’aria fino a 3 ore.
  7. Il coronavirus è stato trovato nei filtri dell’aria e nei condotti di aerazione degli ospedali con pazienti affetti da COVID-19.
  8. Gli studi con animali infetti e non infetti messi in gabbie separate e collegati attraverso un condotto dell’aria hanno mostrato una trasmissione del SARS-CoV-2 che può essere spiegata solo dagli aerosol.
  9. Nessuno studio ha fornito prove consistenti per confutare l’ipotesi della trasmissione del coronavirus per via aerea.
  10. Ci sono prove limitate a sostegno di altre vie di trasmissione dominanti, come i droplet o gli oggetti.

(Foto di Elena Mozhvilo su Unsplash )

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