Nel 1998 fu pubblicato un importante studio passato alla storia col nome di “HomeNet”. Nel corso dell’esperimento i ricercatori dell’università statunitense Carnegie Mellon avevano collocato un computer collegato a internet nella sala da pranzo di 73 famiglie, con l’obiettivo di studiarne l’effetto sulle relazioni familiari. Stiamo parlando di un periodo in cui i computer erano presenti in pochissime case, e ancora meno erano quelle dotate di una connessiona a internet.

Un maggiore uso di Internet è stato associato a una diminuzione della comunicazione dei partecipanti con i membri della famiglia e a una diminuzione delle dimensioni della loro cerchia sociale, scrivevano gli studiosi nelle conclusioni dell’articolo. Dato ancora più preoccupante, l’esperimento ha portato a un aumento della depressione e della solitudine percepita dai partecipanti.

«HomeNet potrebbe essere (ed è stato) interpretato come un atto di accusa nei confronti di internet, degli schermi o della moderna tecnologia delle comunicazioni in generale», ha scritto Arthur Brooks sull’Atlantic. «La tecnologia che esclude l’interazione con gli altri nella vita reale riduce il nostro benessere e deve quindi essere gestita con grande attenzione. Per trarne i benefici, dovremmo usare gli strumenti digitali in modo da migliorare le nostre relazioni».

In questo senso la pandemia ha rappresentato un grande “laboratorio”. In un articolo pubblicato sulla rivista New Media & Society, i ricercatori hanno studiato quasi 3 mila adulti durante i primi mesi della pandemia scoprendo che le mail, i social media, i giochi online e i messaggi di testo erano sostituti insoddisfacenti delle interazioni di persona. Le chiamate vocali e le videochiamate erano valutate leggermente meglio, spiega ancora Brooks, (anche se ricerche successive hanno messo in dubbio questo aspetto).

Le comunicazioni virtuali, come i messaggi di testo, sono per loro natura interattive e in teoria dovrebbero essere meno dannose di altre forme di svago che non prevedono l’interazione diretta con altre persone. Il problema è che con queste tecnologie non riusciamo a trasmettere pienamente le nostre emozioni, perché non possiamo sentire o vedere i nostri interlocutori.

A cambiare è anche la modalità di interazione, spiega ancora Brooks. Con le comunicazioni mediate dalla tecnologia tendiamo a saltare da una persona all’altra e quindi a ridurre la profondità e aumentare il ventaglio di interazioni. Le conversazioni faccia a faccia tendono a essere più profonde di quelle tramite messaggi, e la ricerca ha dimostrato che le conversazioni più approfondite portano un maggiore benessere rispetto alle comunicazioni brevi. Nel frattempo, in un recente studio longitudinale si è osservato che gli adolescenti che inviavano più messaggi rispetto ai loro coetanei tendevano a soffrire di maggiore depressione, ansia, aggressività e ad avere rapporti più difficili con i loro genitori.

Come uscirne? Abbandonare internet ed eliminare le comunicazioni virtuali dalla nostra vita non è una soluzione. Brooks propone due consigli, basati su ricerche scientifiche, per imparare a usare le tecnologie per integrare, anziché sostituire, le proprie relazioni.

1. Scegliere l’interazione rispetto allo svago solitario

Non c’è nulla di rivoluzionario in questa regola: chi ha una certa età ricorderà i propri genitori che gli o le dicevano di uscire a giocare con gli amici invece di guardare la televisione. Il consiglio è confermato dai risultati empirici: oggi sappiamo che la distrazione solitaria e basata su uno schermo, se abusata, riduce la felicità e può portare a disturbi dell’umore come depressione e ansia.

«Utilizzate le opzioni dei dispositivi che vi informano sul tempo che state trascorrendo sui social media e su internet e limitatevi a un’ora al giorno o meno – scrive Brooks –. Un altro approccio popolare, non ancora testato dalla ricerca accademica, consiste nell’impostare lo schermo del proprio telefono su una scala di grigi, invece che a colori».

2. Creare una gerarchia di comunicazione

Difficilmente smetteremo di inviare messaggi di testo, almeno nel breve periodo, ma si può decidere di dare un “ordine di priorità” in favore del dialogo diretto per quanto riguarda amici, colleghi e familiari. «Quando è possibile, cercate di incontrarvi di persona, soprattutto con i vostri amici intimi – scrive Brooks –. Quando è impossibile incontrarsi, usate la tecnologia faccia a faccia o il telefono. Mandate messaggi di testo o usate tecnologie simili solo per questioni impersonali o urgenti».

(Foto di Andrik Langfield su Unsplash)

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