L’anno scolastico non si è concluso da molto, ma già nascono preoccupazioni per l’inizio del prossimo. Oggetto della perplessità è il diritto allo studio per gli studenti con disabilità, a causa dei pasticci fatti da governo e Parlamento nella soppressione delle Province e nel riordino delle loro funzioni. Di seguito pubblichiamo la nota di Fish (Federazione italiana per il superamento dell’handicap) sull’argomento.
Qualcosa di molto negativo sta accadendo in materia di diritto allo studio delle persone con disabilità, ma per comprenderlo bisogna conoscere le puntate precedenti.
La nota riforma Delrio (legge 56/2014) ha previsto la soppressione delle Province. Il riordino delle loro funzioni però poteva realizzarsi solo al termine di un complesso iter da parte delle Regioni che avrebbero dovuto assumere e ridistribuire le competenze delle Province soppresse ai Comuni, alla città metropolitane o a enti con funzioni di area vasta. Fra le competenze da riassegnare c’era anche quella del trasporto gratuito per le scuole secondarie e l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione per gli alunni con cecità e sordità nelle scuole di ogni ordine e grado e per gli altri alunni con disabilità nelle scuole superiori.
Molte Regioni hanno iniziato questo percorso. Prima di conoscere la distribuzione delle competenze fra Province, città metropolitane ed altri enti, la legge di stabilità 190/2015 ne ha ridotto, in modo indiscriminato, i finanziamenti e le dotazioni organiche, rendendo così ancor più problematica la riassegnazione delle funzioni e l’individuazione delle modalità di copertura finanziaria da parte delle Regioni. Insomma, molti servizi ai Cittadini sono entrati in profonda crisi. Fra questi quelli a garanzia del diritto allo studio delle persone con disabilità.
«Il Parlamento, su proposta del Governo, ha tentanto di metterci una pezza nell’ultima legge di stabilità prevedendo uno stanziamento limitato di 70 milioni – ricorda Vincenzo Falabella, presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap –. Di fatto quel finanziamento “accompagna” il processo di trasferimento/soppressione delle competenze (e delle risorse) delle Province, espressamente sostenendo le “funzioni relative all’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con disabilità fisiche o sensoriali”, ma dimenticando le funzioni relative al trasporto scolastico».
Solo a luglio (il 21), a meno di 60 giorni dall’inizio dell’anno scolastico, il decreto di riparto (decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri) di quei 70 milioni approda in Conferenza Stato Regioni riservando amare sorprese e sollevando non poche perplessità.
I criteri prevedono che il 60 per cento del “fondo” sia assegnato sulla base della effettiva presenza di alunni con disabilità e che il 40 per cento si basi sulla spesa storica di ciascuna Regione. Vengono inoltre estromesse le Regioni a statuto speciale (Friuli-Venezia Giulia, Sardegna e Sicilia) in modo del tutto immotivato. Tale scelta di fatto avvantaggia alcune Regioni e ne danneggia pesantemente altre. E con esse i Cittadini che vi abitano.
«Fissare il riparto sulla base della spesa storica è un atto miope, non equo e discriminatorio. Escluderne poi alcune senza alcun motivo sostenibile, appare del tutto insensato – rimarca Vincenzo Falabella –. Con questa scelta, che genera figli e figliastri, il Governo abdica al suo dovere di promuovere servizi omogenei – prima ancora che livelli essenziali – su tutto il territorio nazionale. Anziché intervenire per rimuovere le differenze di quantità e qualità dei servizi, accetta e accentua le cause di una profonda disparità territoriale assumendo criteri iniqui».
La FISH ha richiesto un intervento di segno contrario a Gianclaudio Bressa, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega agli affari regionali e le autonomie che, al momento, ha risposto con un eloquente silenzio.
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