È di ieri la notizia che finalmente qualcuno ha pagato il dovuto per aver parcheggiato sul posto riservato a persone con disabilità. È accaduto a Pedrengo, in provincia di Bergamo. Non succede spesso, perché il rapido mordi e fuggi degli automobilisti pigri (e prepotenti) che occupano impropriamente le strisce gialle è difficile da intercettare per le autorità. Il problema è che per arrivare a questo risultato qualcun altro, ossia il padre della bimba con disabilità che si è trovato il posto occupato, ieri ha deciso che non avrebbe accettato questo ulteriore, ennesimo oltraggio. Così, nel chiamare i carabinieri, ha messo la propria auto di traverso tra il trasgressore e la fuga. Violando a sua volta la legge, ossia impedendo a una persona di spostarsi liberamente, e per questo ricevendo una denuncia a piede libero per violenza privata. Sembra una beffa, ma è ovvio che di fatto i carabinieri, nel multare il contravventore, non potevano ignorare l’altro comportamento illegale, quello dell’altro automobilista, seppure “nel giusto”.
È un peccato che sia andata a finire così, ma l’episodio ha contribuito a riportare alle cronache quello che resta un malcostume largamente diffuso nel nostro Paese. Da tempo gira su internet la foto che vedete qui a fianco, che sarebbe stata scattata al parcheggio Ikea di Roma. Se guardate bene, sul tettuccio dell’auto c’è un faro blu. Si tratta quindi, probabilmente, di un’“auto blu”, quelle che paghiamo noi per assolvere funzioni istituzionali. Come occupare posti alle persone che ne hanno bisogno? Meglio non attaccarsi troppo alla singola foto, sappiamo bene che sui social network si fa presto a inventare storie su basi fasulle o interpretate in maniera faziosa. Ma il problema resta e a pochi giorni dalla Giornata internazionale delle persone con disabilità, celebrata il 3 dicembre, episodi del genere sono il segno che c’è ancora tanto lavoro da fare per sensibilizzare verso il problema.
Il tema scelto dalle Nazioni Unite per la Giornata 2012 è “Rimuovere le barriere per creare una società inclusiva e accessibile per tutti”. Nel messaggio inviato in occasione della ricorrenza, il segretario generale Ban Ki-Moon ha ricordato che la sfida globale che il mondo ha di fronte è quella di fornire a tutte le persone la parità di accesso che meritano e della quale hanno bisogno: «Dobbiamo sforzarci -scrive- di raggiungere gli obiettivi della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, quelli di eliminare la discriminazione e l’esclusione e di creare delle società che valorizzino la diversità e l’inclusione».
Aggiungiamo noi che l’inclusione passa anche dall’atto di pensare al problema che si sta creando alla persona con disabilità nel momento in cui si occupa il suo parcheggio. In quei dieci minuti la disabilità non viene sospesa. E se anche fossero cinque, o tre, il discorso non cambia. In un mondo costruito a misura di “abili”, dove spesso le città sono concepite come se i disabili non esistessero, il primo passo è accettare la loro diversità e farla nostra, non con lo sguardo pietista di chi comunque sa di stare meglio, ma col rispetto che si ha, si dovrebbe avere, verso qualunque altra persona. Anche se si sposta su una sedia a rotelle.