Come su quasi tutto ciò che riguarda l’ambito della salute e della medicina, anche sulla distribuzione di contraccettivi gratuiti il panorama nazionale è piuttosto diversificato. Finora sono solo quattro le Regioni che hanno deliberato una qualche forma di erogazione gratuita: Puglia, Emilia-Romagna, Piemonte e Lombardia. Nel resto d’Italia dipende molto dai singoli enti che si occupano del servizio, dalle Asl ai consultori e ai singoli ospedali. Un articolo pubblicato in estate sul Fatto Quotidiano ricostruisce la situazione in maniera piuttosto dettagliata, partendo innanzitutto dal principio contenuto nella legge 405 del 1975 (che istituisce i consultori familiari), secondo cui i servizi gestiti o erogati dai consultori dovrebbero essere gratuiti: «L’articolo 4 della 405 dice chiaramente che “l’onere delle prescrizioni di prodotti farmaceutici va a carico dell’ente o del servizio cui compete l’assistenza sanitaria” e che “le altre prestazioni previste dal servizio istituito con la presente legge sono gratuite per tutti i cittadini italiani e per gli stranieri residenti o che soggiornino, anche temporaneamente, su territorio italiano”».
La prima Regione in ordine di tempo a muoversi in questo senso è stata la Puglia nel 2008. «Le categorie a cui si rivolge sono le donne sotto i 24 anni – scrive il Fatto –, quelle che hanno già abortito, le donne nel periodo post parto, le immigrate senza permesso di soggiorno, le neocomunitarie e tutte le donne di famiglie con esenzione del ticket».
Quest’anno si è aggiunta l’Emilia-Romagna, che dal primo gennaio ha introdotto un sistema di erogazione gratuita di contraccettivi. «Ne possono usufruire donne e uomini di età inferiore ai 26 anni, donne tra i 26 e i 45 anni disoccupate o lavoratrici colpite dalla crisi nei 24 mesi successivi a un’interruzione volontaria di gravidanza e nei 12 mesi dopo il parto. Per loro è prevista inoltre la gratuità anche della visita per la contraccezione e l’inserimento e rimozione dei dispositivi intrauterini e impianti sottocutanei».
Piemonte e Lombardia sono le ultime Regioni ad avere approvato decisioni in merito. «Il primo, con una delibera approvata in consiglio regionale, apre la strada alla contraccezione gratuita per le donne sotto i 26 anni e per quelle dai 26 ai 45 disoccupate nei 12 mesi successivi al parto e nei 24 mesi successivi all’interruzione di gravidanza, alle quali viene garantito anche l’accesso senza ticket nei consultori sanitari». Per quanto riguarda la Lombardia, le ultime informazioni risalgono a un ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale a fine luglio: «Un documento che, quando diventerà operativo – scrive il Post –, dovrebbe consentire a chi ha meno di 24 anni di ottenere gratuitamente qualsiasi tipo di contraccettivo presso i consultori pubblici e privati della regione (dove attualmente è gratuita soltanto la visita per la contraccezione)».
A riprova del fatto che la situazione resta comunque molto frastagliata a livello territoriale, è arrivata qualche giorno fa la pubblicazione sulla pagina Facebook dell’associazione Non una di meno dell’esperienza negativa di una ragazza di Bologna di 23 anni. Oltre a scontrarsi con procedure illogiche e contraddittorie, si coglie nelle risposte alle sue critiche un problema culturale più profondo, che coinvolge anche alcuni operatori sanitari. «In consultorio – scrive la donna – la dottoressa mi ha riso in faccia, dicendomi che […] dovrei ringraziare di avere la pillola gratis, mentre quelle della sua età hanno dovuto pagarsela (sottinteso: giustamente dato che non pago più in denaro devo espiare la mia colpa pagando in tempo perso, bestemmie e fatica, perché comunque in qualche modo bisogna pur fare). In farmacia mi hanno guardato come fossi un’aliena dicendo che per patologie croniche gravi o ad esempio per le terapie oncologiche i pazienti sono costretti a prendere i farmaci esclusivamente in farmacia all’Ospedale Maggiore, quindi è del tutto normale che io per la pillola contraccettiva debba andare in consultorio. Quando ho provato a far notare l’assurdità del paragone tra un farmaco anti tumorale e un contraccettivo la farmacista ha chiamato il cliente dietro di me, dicendo che non aveva tempo da perdere».
(Foto di Thought Catalog su Unsplash)