Che futuro ci aspetta ora che a capo di una delle economie più grandi al mondo c’è un “negazionista” del riscaldamento globale? Il clima si farà bollente, verrebbe da dire, ma c’è poco da scherzare. Proprio pochi giorni fa, il Noaa (National Oceanic and Atmospheric Administration) aveva decretato che il 2016 è stato l’anno più caldo mai registrato. Un record che apparteneva al 2015, e prima ancora al 2014. Il trend è piuttosto evidente, ed è solo l’ultimo segnale di un fenomeno su cui ormai la comunità scientifica converge in maniera unanime: il riscaldamento globale esiste, ed è influenzato pesantemente dalle attività umane.
Abbiamo parlato più volte dei problemi che potrebbero verificarsi se non si riuscisse a contenere l’attuale tendenza all’aumento generalizzato delle temperature, e nel 2016 erano stati firmati importanti accordi tra le nazioni del mondo per un impegno comune nel limitare le emissioni nocive. Non sono più questioni rimandabili, ormai i dati raccolti dagli studi hanno confermato “oltre ogni ragionevole dubbio”, come si dice in questi casi, che la situazione va affrontata adesso. Ecco perché l’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti provoca una certa inquietudine, date le sue note posizioni sul fatto che il riscaldamento globale sia una “bufala” inventata da e per i cinesi per rendere meno competitivi i prodotti americani (da un tweet di Trump del 2012). A giudicare dai primi provvedimenti firmati subito dopo l’insediamento, il presidente americano sembra non avere cambiato idea in merito.
Tra le varie cose, Trump ha infatti imposto il silenzio stampa all’Epa (Environmental Protection Agency), l’agenzia americana per l’ambiente. Un fatto in sé non inedito, come spiega il Post, soprattutto quando si succedono amministrazioni con orientamenti politici molto diversi. In questo caso però ci sono alcuni dettagli che fanno temere non si tratti solo di un atto amministrativo legato al passaggio dei poteri. «Due fonti interne all’Epa – si legge nell’articolo – consultate in via informale da Reuters hanno fornito altri dettagli poco incoraggianti. Dicono che l’amministrazione Trump ha chiesto all’agenzia di rimuovere dal suo sito la sezione informativa sul cambiamento climatico, una sorta di mini-sito con informazioni sugli effetti del riscaldamento globale, le sue cause e le attività svolte dall’Epa per assicurarsi che siano rispettati i trattati internazionali sull’ambiente. Subito dopo l’insediamento di Trump, dal sito ufficiale della Casa Bianca è sparito qualsiasi riferimento al riscaldamento globale, sostituito da una breve nota dove si spiega che: “Il presidente Trump è impegnato a eliminare politiche inutili e dannose come il Climate Action Plan”, il piano avviato nel 2008 da Barack Obama per tutelare l’ambiente e ridurre le emissioni di anidride carbonica, prime responsabili del riscaldamento globale».
Anche le nomine effettuate da Trump non fanno ben sperare, visto che ha scelto Scott Pruitt, negazionista del climate change, alla guida dell’Epa, e il Ceo di ExxonMobil, Rex Tillerson, come Segretario di Stato. All’agenzia per l’Energia ha messo Rick Perry, ex governatore del Texas, Stato molto importante per le sue riserve di petrolio, anch’egli sulla stessa linea in tema ambientale. Quest’ultimo è famoso negli Stati Uniti perché quando era in campagna elettorale nel 2012 affermò in un dibattito televisivo di voler cancellare tre agenzie del governo. Ne nominò due, la terza non se la ricordava: esatto, era proprio quella per l’Energia (qui il video dell’amnesia, imperdibile), di cui ora è presidente. Per arricchire il quadro, ieri è stato pubblicato il rapporto della Eea (l’Agenzia europea dell’ambiente) intitolato “Climate change, impacts and vulnerability in Europe 2016”. Probabilmente dalle parti di Trump non lo leggeranno nemmeno, ma il direttore esecutivo dell’Eea, Hans Bruyninckx, afferma che «i cambiamenti climatici continueranno per molti decenni a venire: la portata dei futuri cambiamenti e il loro relativo impatto dipenderà dall’efficacia dell’attuazione degli accordi globali per ridurre le emissioni di gas a effetto serra. Altrettanto importante sarà la predisposizione delle giuste strategie e politiche di adattamento per ridurre i rischi derivanti dagli eventi climatici estremi attuali e previsti».
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