Il problema della resistenza antimicrobica si sta aggravando. Con questa espressione si intendono batteri, funghi o protozoi che diventano resistenti alle sostanze antimicrobiche (tra cui gli antibiotici). Se n’è parlato il 26 settembre durante la 79esima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite per discutere di questo problema e di altre sfide globali.
Tra i relatori c’era l’epidemiologo ed economista Ramanan Laxminarayan, che ne ha scritto su Nature. È la seconda volta, scrive lo scienziato, che la resistenza antimicrobica viene presentata in un incontro di alto livello delle Nazioni Unite. La prima, nel 2016, ha evidenziato l’importanza del problema, che è associato a quasi cinque milioni di morti ogni anno in tutto il mondo. Sebbene negli ultimi otto anni si siano registrati alcuni progressi, come lo sviluppo di piani d’azione nazionali da parte di alcuni Paesi, il ritmo del cambiamento è stato lento.
Uno dei principali fattori che determinano l’aumento globale della resistenza antimicrobica è l’uso di antibiotici inappropriati o al di sotto degli standard. Infatti, prosegue Laxminarayan, le persone nei paesi a basso e medio reddito, che spesso non dispongono di antibiotici di “seconda linea” (più efficaci e spesso più costosi) hanno molte più probabilità di morire a causa di infezioni causate da batteri resistenti rispetto a quelle dei paesi ad alto reddito. Uno studio pubblicato a maggio su The Lancet indica, tuttavia, che anche un investimento globale piuttosto modesto, dell’ordine di centinaia di milioni di dollari, per aiutare a prevenire le infezioni batteriche e migliorare l’accesso ad antibiotici relativamente poco costosi potrebbe evitare milioni di morti.
Ogni anno, circa 7,7 milioni di persone muoiono a causa di infezioni batteriche. Un quinto di questi sono bambini di età inferiore ai cinque anni. Secondo lo studio di Lancet, almeno 750 mila di questi decessi potrebbero essere evitati grazie a strategie di prevenzione come la fornitura di acqua sicura e di buoni servizi igienici, la garanzia che i bambini ricevano i vaccini raccomandati, l’isolamento degli individui infettati da batteri resistenti e l’attuazione di protocolli per aumentare la frequenza del lavaggio delle mani negli ospedali. La riduzione maggiore dei decessi deriverebbe però dal miglioramento dell’accesso agli antibiotici, che non sono disponibili in molti Paesi dove si verifica la maggior parte dei decessi per infezioni batteriche.
Queste ultime sono state ingiustamente trascurate, scrive Laxminarayan, probabilmente perché sono causate da una serie di agenti patogeni diversi, per cui non esiste un gruppo chiaro di parti interessate che possa sostenere un cambiamento, come invece avviene per l’AIDS, la tubercolosi e la malaria. Ogni anno, il Fondo globale per la lotta contro l’AIDS, la tubercolosi e la malaria, con sede a Ginevra, in Svizzera, spende quasi 5 miliardi di dollari per garantire la disponibilità dei farmaci per il trattamento di queste malattie nei Paesi a basso reddito. Queste tre malattie uccidono complessivamente circa 2,8 milioni di persone ogni anno: meno della metà del numero di persone legate a infezioni batteriche diverse dalla tubercolosi.
I finanziatori internazionali, come il Fondo Globale, dovrebbero intervenire. Inoltre, le strategie di prevenzione – in particolare la fornitura di vaccini, acqua sicura e strutture igienico-sanitarie adeguate – devono essere sostenute da organizzazioni come Gavi, l’Alleanza per i vaccini, nonché da donatori bilaterali, tra cui l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale di Washington. Devono anche essere considerati prioritari nei bilanci nazionali dei Paesi a basso e medio reddito.
L’esperienza delle passate dichiarazioni delle Nazioni Unite, conclude lo scienziato, dimostra che gli impegni specifici assunti dai Paesi hanno maggiori probabilità di tradursi in azioni rispetto a un linguaggio poco chiaro su cosa ci si aspetta da quali organizzazioni. Con investimenti da parte di finanziatori globali, obiettivi e responsabilità specifiche, ci sono molte più possibilità che le discussioni di quest’anno all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite si traducano in azioni globali per affrontare la resistenza antimicrobica.
(Foto di Bernd 📷 Dittrich su Unsplash)
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