Ormai, a furia di parlare di tagli, potremo essere scambiati per un blog sulla chirurgia. Ma quest’ultima, alla fine del lavoro, ricuce e, se tutto va bene, guarisce. I tagli di cui parliamo (meglio: siamo costretti a parlare) portano solo dolori e vittime. A breve si vedrà se il Governo riuscirà a mantenere il Fondo per l’editoria ai livelli del 2010, cioè attorno ai 194 milioni di euro. In realtà, quest’anno, quella cifra sarà decurtata di circa cento milioni, perché dallo stesso fondo si attingerà per le spese relative alla convenzione Rai e per rifondere il debito dello Stato verso le Poste. «Circa 4 mila persone perderanno il lavoroha commentato Mario Salani, Mediacoop-. L’impatto sugli enti previdenziali sarà devastante. Per risparmiare 80 milioni di euro ne spenderanno 100 di ammortizzatori sociali e perderemo circa 500 milioni di Pil. Per non parlare del mezzo milione di copie “bruciate”, in un Paese che legge già pochissimo».

Ma nonostante questa devastante previsione, a noi preme puntare l’attenzione sul fatto che mentre si discute di come mantenere il Fondo ai livelli dello scorso anno, il dibattito sul ritorno delle agevolazioni sulle spedizioni postali per il no profit è ormai giunto a un punto morto. Ricordiamo che il terzo settore ha visto crescere le spese per la postalizzazione dei propri prodotti del 500 per cento quest’anno, il che per molte realtà ha voluto dire fermare “le rotative”. Insomma, si discute di come trovare 194 milioni per l’editoria nel suo complesso e non ci si pone il problema di come trovare 30 milioni che permetterebbero al mondo del volontariato di continuare a far sentire la propria voce. Ancora una volta, ciò che si decide a Roma ha una ricaduta diretta su realtà come la nostra. Anche il nostro “A tu per tu”, infatti, rischia di chiudere i battenti nei prossimi mesi. Stiamo pensando a diverse soluzioni per tamponare l’improvvisa “batosta”. Cambiare la periodicità da quadrimestrale a semestrale, passare dal colore al bianco e nero. Chi realizza il giornale per nostro conto, a livello di contenuti e stampa, ci viene già incontro per quanto possibile. Ma i 45mila euro necessari, stando così le cose, a mantenere “A tu per tu” così com’è, proprio non ce li possiamo permettere.

Sarebbe un grande dispiacere, dopo tanti anni, perdere un mezzo che ci permette di arrivare concretamente nelle case dei nostri donatori, ex donatori e simpatizzanti. Certo, continuerebbe il nostro impegno nel comunicare con gli altri mezzi disponibili: la presenza sul territorio, la sensibilizzazione nelle scuole, le campagne di comunicazione, il blog e la newsletter digitale. Ma il giornale, per le sue caratteristiche, è un prodotto insostituibile. Per tutti questi motivi viviamo male, tra l’altro, l’uscita dalla nostra mailing list da parte di alcuni iscritti. È come perdere ogni contatto con un amico, improvvisamente. Senza che prima ci abbia detto cosa non andava, cosa si poteva migliorare. Semplicemente ne perdiamo le tracce. Tutto ciò si potrebbe scongiurare con un provvedimento che riportasse verso il terzo settore quei 30 milioni che gli sono stati tolti. Mentre si continuano a dare, tanto per fare qualche esempio, 23,5 milioni di euro ai quotidiani del gruppo Rcs, e più di 16 a Repubblica e l’Espresso (dati 2010). Per non parlare del caso de l’Avanti, del latitante Valter Lavitola, che riceve 2 milioni e mezzo di euro nonostante venda poche decine di copie. Ci piacerebbe un confronto col ministro Giulio Tremonti in merito a questo tema. Ed è ciò di cui discuteranno Fnsi, Fisc, Mediacoop, Articolo 21 e Comitato per la libertà di informazione e la cultura all’assemblea nazionale del mondo editoriale e dell’emittenza cooperativa e non profit, che si terrà a Roma il 28 settembre prossimo nella sala del Mappamondo della Camera dei Deputati. Ma l’obiettivo è arrivare a parlarne con chi, alla fine, prende le decisioni.