Comunicare con efficacia l’emergenza climatica è una delle più grandi sfide del presente e del futuro. Riguarda sia il mondo della ricerca sia quello dell’informazione, della politica e della società civile.

Alcuni ricercatori stanno provando a sfruttare l’uso di modelli digitali per mostrare alle comunità locali l’effetto dell’innalzamento del livello degli oceani, e sembra che il sistema stia riscontrando dei risultati.

L’innalzamento del livello degli oceani implicherà una rapida capacità di adattamento per le comunità costiere. Il fenomeno non riguarda solo le infrastrutture, ma anche il patrimonio culturale ed edilizio.

Secondo gli studiosi di conservazione storica Sujin Kim e Morris Hylton III, che si occupano di comunicazione sull’innalzamento del livello del mare, «al di là delle proprietà individuali, gli specialisti della conservazione devono impegnarsi in dialoghi a livello di comunità sul patrimonio urbano in pericolo e sulla pianificazione globale della resilienza», si legge su JSTOR Daily.

Kym e Hylton hanno identificato tre sfide principali nel comunicare l’innalzamento del livello dei mari al pubblico non specializzato. Innanzitutto, hanno scoperto che le idee sui possibili rischi, come le inondazioni urbane, tendono a basarsi su esperienze passate di eventi simili. «Questa valutazione basata sull’esperienza può spesso portare a una sottovalutazione dell’impatto di eventi estremi», osservano.

Una seconda sfida comunicativa deriva dalla complessità stessa del cambiamento climatico. Kym e Hylton scrivono che «le persone vedono l’innalzamento del livello del mare come un tema apparentemente surreale, un fenomeno astratto visto come un evento a lungo termine, che si verificherà in un futuro lontano… L’invisibilità del pericolo può minare la consapevolezza e le preoccupazioni delle persone».

In terzo luogo, la comunicazione sugli effetti del cambiamento climatico si impantana spesso nel gergo e nei dati, non riuscendo a coinvolgere un pubblico ampio. Pertanto, suggeriscono, preparare le comunità ad affrontare le potenziali minacce al patrimonio culturale ed edilizio non significa solo modellare e valutare accuratamente tali minacce, ma anche condividere efficacemente queste conoscenze con le persone che saranno colpite dall’innalzamento del livello del mare.

Kym e Hylton volevano integrare nello specifico i modelli di innalzamento del livello del mare con le valutazioni di impatto dal punto di vista della conservazione del patrimonio storico. Per farlo, hanno sviluppato uno strumento che integrava «la scansione laser terrestre con un approccio di indagine delle risorse culturali che utilizza un sistema informativo geografico (GIS)», consentendo di integrare i dati storici con le previsioni climatiche. La loro ricerca si è concentrata sulle comunità degli Stati Uniti dove la vita cittadina è intrecciata con la storia materiale, la cultura e la costa.

Il primo progetto pilota del loro studio era incentrato su Cedar Key, una piccola isola al largo della costa del Golfo della Florida. Si tratta di un’area colpita spesso da uragani e inondazioni, la cui frequenza è aumentata con l’innalzamento del livello del mare.

Kym e Hylton scrivono che i modelli hanno aiutato a informare la comunità e hanno generato discussioni sui potenziali passi successivi, concludendo che «le visualizzazioni digitali sono state un metodo efficace per condividere le informazioni».

Nel complesso, i ricercatori hanno riscontrato che i modelli, insieme alle conferenze pubbliche, hanno permesso ai residenti di integrare i dati alle proprie esperienze. Grazie a questo approccio su più fronti, «i residenti e i visitatori hanno preso coscienza del problema e ne hanno discusso con altri. Questo impegno ha contribuito a diffondere le informazioni in tutta la comunità e a stimolare discussioni sui provvedimenti successivi».

(Foto di Jonathan Ford su Unsplash)

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