Chi avrebbe scommesso, solo qualche mese fa, sulla vittoria di Donald Trump alle elezioni americane? Beh, in moltissimi l’hanno fatto, così come in molti avevano scommesso sulla vittoria di Hillary Clinton. Quella dell’8 novembre è infatti probabilmente l’elezione più “scommessa” della storia americana. «Secondo la B.C. Lottery Corporation betting ormai la super sfida Hillary Clinton-Donald Trump ha superato gli importi registrati sul Super Bowl», riporta il sito Gioconews. «Domenica scorsa Betfair ha detto che il mercato “Next President” è destinato a diventare il più scambiato sulla piattaforma di exchange anglosassone: pare si sia arrivati sui 130 milioni di dollari contro i 50 milioni piazzati nella sfida del 2012». Sarà difficile calcolare il giro d’affari complessivo dell’avvenimento politico in termini di scommesse, visto che ci sono più operatori privati che gestiscono le puntate, ma probabilmente si è trattato dell’evento dell’anno per chi lavora nel settore.
Non ci addentreremo ulteriormente nella questione: in realtà la vicenda delle elezioni americane è un’esca che ci serve per parlare di gioco d’azzardo (ci perdonerete l’escamotage, ma oggi sarebbe stato difficile catturare la vostra attenzione iniziando l’articolo senza parlare di elezioni americane). Le notizie più recenti in merito, per quanto riguarda l’Italia, arrivano da Roma e dall’annuncio dell’amministrazione comunale di aver depositato una delibera che limita il gioco d’azzardo in alcune aree e orari della capitale. «Tra le novità – riporta il Corriere –, l’introduzione di limiti di distanza di 500 metri dai luoghi sensibili come scuole, centri sportivi, chiese, caserme e sportelli bancari. “Il centro storico sarà off limits”. Tradotto: niente slot nel “salotto” patrimonio dell’Unesco, nelle aree pedonali o interdette alla circolazione. Ridotti anche gli orari di esercizio: gli apparecchi automatici di intrattenimento con vincite in denaro, le cosiddette new slot e videolottery, potranno essere in funzione soltanto dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22 nei giorni feriali, mentre nei giorni festivi l’utilizzo non sarà consentito. Le sanzioni, già previste, saranno inasprite».
Un’altra notizia simile, che ha avuto meno risonanza mediatica, riguarda la città di Torino, dove il Comune ha introdotto limiti simili già un mese fa: la Giunta, scrive Torino Today, «ha proibito con un’ordinanza, il funzionamento delle macchinette al mattino, che si possono utilizzare invece 14 alle 18 e dalle 20 alle 24. Il provvedimento datato 10 ottobre si muove sull’onda della legge regionale contro il gioco d’azzardo patologico, approvata in primavera che impone ai comuni piemontesi di individuare almeno tre ore al giorno di spegnimento degli apparecchi negli esercizi pubblici. Un’ordinanza che costerà cara al trasgressori: le multe infatti sono salatissime, da 500 a 1.500 euro». Due importanti città italiane si muovono dunque, a breve distanza una dall’altra, verso la limitazione di un fenomeno che porta con sé problemi e patologie di cui spesso abbiamo parlato su ZeroNegativo, e che troppo spesso dalla politica viene visto innanzitutto come un sistema comodo per “fare cassa”, a spese dei cittadini e della loro salute mentale (ma anche fisica, perché quando si resta senza soldi a causa di slot e videopoker poi si devono fare delle rinunce).
Interessante, in questo senso, l’attività che stanno portando avanti un matematico e un fisico torinesi, Diego Rizzuto e Paolo Canova, nelle scuole del capoluogo piemontese. I due scienziati utilizzano la matematica e il calcolo delle probabilità per prevenire la dipendenza dal gioco, dimostrando ai ragazzi quanto l’azzardo sia un’attività (quasi) sempre in perdita per il giocatore, e sempre in attivo per il banco. Di questo assunto siamo più o meno tutti consapevoli, ma con la matematica può andare oltre, stabilendo a quanto ammonta questa perdita programmata: «L’esempio più facile – racconta Elena Tebano sul Corriere dell’8 novembre –, anche per chi con la matematica ha poca familiarità, è la roulette francese. “Ci sono 18 numeri rossi e 18 neri: sembra un gioco equo, con le stesse probabilità di vincere e perdere. Ma non è così – spiega Rizzuto —. C’è anche lo zero: se si scommette un euro sul rosso, a ogni puntata i casi perdenti sono 19, quelli vincenti 18 (lo stesso vale per il nero). In media su 37 giocate si perde sempre una volta di più”. Questa piccola discrepanza cambia tutto. “Significa che perdiamo un euro ogni 37 che giochiamo – prosegue Canova —. Che equivale 3 centesimi a giocata. Quei tre centesimi sono la perdita media a puntata della roulette francese”. Ovvero il vantaggio che il banco ha su chi tenta la sorte».
Le possibilità di perdita sono ancora più alte nel caso dei “gratta e vinci” che si trovano un po’ dappertutto (e che in molti autogrill e supermercati i cassieri sono addestrati a cercare di vendere a tutti i clienti) anche perché, una volta vinto il primo premio, non c’è l’obbligo di ritirare dal mercato i biglietti invenduti. Chi non si tenga informato sulle vincite, rischia di comprare un pezzo di carta senza alcun valore, illudendosi di trasformarlo in oro grattandolo con una monetina. Certo, ogni tanto si vince, ma Rizzuto risponde a questa osservazione con un aneddoto e un monito: «C’è un tale, Roy Sullivan, che è stato colpito 7 volte da un fulmine. È sopravvissuto tutte e 7. Poi è morto suicida per amore a 71 anni. È un evento molto improbabile che pure si è verificato. Ma non basiamo la nostra vita sull’aspettativa che succeda anche a noi».
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