Di seguito pubblichiamo l’articolo uscito sul numero di maggio di E, il mensile di Emergency, a firma del suo fondatore Gino Strada. Vi si racconta di come una sera di diciott’anni fa sia nata un’associazione che da allora cura una persona ogni due minuti. Emergency diventa infatti maggiorenne e, nonostante gli anni passati, il suo scopo è sempre lo stesso, dal 15 maggio del 1994 a oggi: diventare inutile. Che è poi lo stesso di Avis e di tutte le associazioni in genere. Individuata una funzione cui supplire, ci si organizza, si uniscono le forze, si cresce. Ma l’obiettivo ideale è non essere più necessari. Attenzione a non fare confusione però: essere inutili è ben diverso dall’essere considerati tali, come talvolta può sembrare osservando l’evoluzione dei rapporti tra Stato e associazionismo. Festeggiamo quindi le diciotto candeline di un gruppo di persone che con un’idea “un po’ folle” ha cambiato il mondo, portando il diritto alla salute dove non c’era, ricomponendo corpi dilaniati da guerre e idee che cercano di prendersi le loro vite.

Milano, 15 maggio del 1994, ristorante Al Tempio d’Oro, vicino a viale Monza. avevamo invitato gli amici e gli amici degli amici: «Vogliamo proporvi un’idea un po’ folle». L’idea era semplice: mettere a frutto l’esperienza di un gruppo di medici e infermieri nel campo della chirurgia di guerra per fondare una nuova organizzazione che potesse muoversi rapidamente, che potesse essere completamente indipendente dalle logiche dei governi e da interessi che non fossero quelli dei pazienti, che potesse portare aiuto -gratis e di qualità. A tutti quelli che ne avevano bisogno.

«E poi -abbiamo spiegato agli amici tra un piatto di gnocchi e un bicchiere di vino- insieme al lavoro di cura c’è quello di denuncia: vogliamo raccontare a tutti la vergogna delle mine antiuomo, che ogni giorno fanno strage di bambini, vogliamo raccontare che l’Italia è tra i maggiori produttori al mondo di questi ordigni micidiali, vogliamo che il nostro Paese smetta di produrle, subito». Gli amici hanno ascoltato in silenzio. Poi si sono guardati. «Per me può funzionare, io ci sto», ha detto il primo. «Per me siete completamente pazzi», ha detto il secondo, ma intanto ha tirato fuori il biglietto degli assegni. Così, il 15 maggio, abbiamo raccolto i primi soldi per cominciare.

Nei diciott’anni successivi quell’idea “un po’ folle”, partendo da viale Monza, ha attraversato sedici diversi Paesi e curato più di quattro milioni e seicentomila persone. E ogni anno ci siamo dati nuovi traguardi, sempre “un po’ folli”: come portare in Africa la prima cardiochirurgia completamente gratuita in tutto il continente, o come costruire un Centro di maternità in cui lavorano solo donne in una zona dell’Afghanistan dove, prima del nostro arrivo, non era nemmeno concepibile che le donne lavorassero fuori dalle mura di casa. Oggi Emergency diventa maggiorenne. Che cosa possiamo augurarle? Come sempre, fin dal 1994, il nostro augurio è quello di “diventare inutile”. Ma quel giorno non sembra vicino, anzi. Allora le auguro di poter lavorare sempre di più, perché sempre maggiori sono i bisogni che incontriamo ogni giorno. Le auguro di poter sempre contare sul sostegno degli amici, come quel giorno del 1994, e che gli amici possano sempre aumentare, fino al giorno in cui diventeremo felicemente -e finalmente- inutili. Buon compleanno, Emergency.