L’estate editoriale italiana fa registrare due brutte notizie, provenienti dalla stessa fonte. In un colpo solo, a distanza di pochi giorni, il panorama informativo vede sparire due testate lanciate dall’associazione Emergency, ossia PeaceReporter ed E-il mensile. Di quest’ultimo si era appreso sul sito internet del giornale alcune settimane fa. Purtroppo le vendite e gli abbonamenti (tra cui quello sottoscritto da Avis Legnano), che comunque viaggiavano su numeri incoraggianti, non garantiscono all’editore Emergency di rientrare dai costi di produzione. «Non ci trovo nulla da eccepire -scrive il direttore Gianni Mura nell’editoriale di commiato-: prima vengono gli ospedali, poi i giornali. E-il mensile è nato per trasmettere una cultura di pace e credo l’abbia fatto. Credo, ancora, che questo modo di fare giornalismo abbia un futuro, anche se si è scontrato con il presente. Me lo fanno pensare i tanti messaggi di colleghi d’altre testate (“bravi, finalmente qualcosa di nuovo”), ma soprattutto i messaggi delle lettrici, dei lettori, di voi che state leggendo queste pagine e che ci avete dato attenzione, fiducia, calore».
Noi lo abbiamo fatto fin dall’inizio, credendo nel progetto e supportandolo. È durata poco purtroppo: ad aprile dello scorso anno la prima uscita, lo scorso 25 luglio il numero che ha messo fine all’esperimento, quello di agosto. Peccato, perché in poco più di un anno il giornale aveva fatto grandi passi avanti da ogni punto di vista, dalla scelta dei temi ai dettagli tipografici. Con una qualità dei contenuti da subito molto alta, e senza trascurare quel pizzico di follia che contraddistingue Emergency stessa fin dalla sua fondazione. Appena il tempo di incassare questa brutta notizia, e dal sito del giornale apprendiamo che anche la testata online edita dall’associazione dal 2003 chiude i battenti. PeaceReporter (che da quando esiste E condivide lo stesso indirizzo internet, ossia www.eilmensile.it) è stata un punto di riferimento per l’informazione sugli esteri per quasi un decennio, e lo ricorda così anche chi scrive, fin dai tempi delle prime vere navigazioni sul web in cerca di notizie e punti di vista altri rispetto alle solite testate blasonate.
Dal 27 luglio si è spenta anche questa luce dell’informazione libera e indipendente, soffocata da un mercato editoriale chiuso e viziato come pochi altri. La parola, per sintetizzare come stanno le cose, all’ultimo editoriale del direttore Maso Notarianni, “Un difficile addio”: «Rabbiosamente ci arrendiamo al mercato, pessimo misuratore della qualità dell’informazione, drogato in Italia più che in qualsiasi altro paese occidentale dal perverso rapporto tra editori e politica (che ha generato una tra le peggiori leggi per il sostegno all’editoria che si possano immaginare) e tra editori e affari, che non è solo il “conflitto di interessi” di Berlusconi, ma il fatto che non ci siano editori puri che si misurano con il libero mercato. E che informazione, pubblicità, distribuzione (sia fisica che virtuale) dei contenuti giornalistici siano concentrati nelle mani di pochi che gestiscono a cartello l’esistenza in vita di questo e di quello. Non a caso l’Italia è al 62esimo posto nel mondo nella classifica che racconta della libertà di stampa». I nostri migliori auguri ai colleghi protagonisti di queste due bellissime iniziative. Ma guardiamo al futuro dell’informazione in Italia con occhi pensierosi, perché l’aria che tira non sembra promettere nulla di buono.